Smonta e rimonta la pistola, carica e scarica l’arma.
Quanti colpi partono accidentalmente?
Quante vittime ci sono tra le gpg per inosservanza delle più elementari procedure di sicurezza?
Troppe, considerato che queste manovre dovrebbero essere ormai degli automatismi per delle guardie formate e certificate al TSN. A meno che…
Rullatori di spinelli, adolescenti alla prima carezza, amanti e adùlteri, tremate!
Le portinaie son tornate. E non parliamo di portinaie discrete e intellettuali come quella dipinta nell’Eleganza del Riccio: parliamo di portinaie da antologia, che scrutano i vicini protette dagli scuri con sguardo avido di sfighe. Altrui, ovviamente.
Già, perché in Regione Lombardia l’assessore alla sicurezza Maullu ha promosso il “controllo di vicinato”, edizione lumbard dell’anglosassone Neighbourhood Watch, che affida a cittadini, associazioni di categoria e amministratori di condominio il compito di fare la guardia al quartiere.
In che modo? Affiggendo tazebao condominiali del tenore “Occhio, c’è gente chi ti osserva“, annotando targhe sospette, affacciandosi al balcone se si vede una brutta faccia e denunciando i clandestini.
Ne parliamo con Annamaria Domenici, Presidente di Sicurservizi
Le guardie ci danno notizie allarmanti sulla formazione: mancano regole sulla durata dei corsi, sulle materie da trattare e anche sugli oneri relativi (spesso la formazioneobbligatoria è a carico dell’aspirante gpg e non di rado è richiesto l’attestato anche solo per considerare un curriculum!). Come dovrebbero essere articolati i percorsi formativi nel settore della vigilanza privata?
In una società in continuo cambiamento, l’azienda per prima deve cambiare, assimilando il concetto che l’attività formativa aziendale è uno strumento strategico di sviluppo e di competitività. La formazione deve quindi cominciare ad essere considerata un investimento e non solo un costo.
Sul fronte della vigilanza privata, in particolare, occorre un approccio sistemico ai contenuti dei percorsi formativi tradizionali, che prevedevano l’approfondimento di particolari argomenti tecnico-operativi diretti a formare specialisti nelle varie tipologie.
Una firma in bianco apposta su un registro.
In certi casi – nemmeno troppo rari, secondo un’indagine Themis ancora attuale – la formazione obbligatoria delle guardie giurate si risolve in questo.
E non c’è troppo da sorprendersi, visto che per oltre 70 anni “saper leggere e scrivere” è stato il requisito culturale necessario, e sufficiente, per ottenere l’autorizzazione a svolgere l’attività di gpg.
Col risultato che alle guardie è da sempre appioppato l’odioso epiteto di “operai con pistola”.
Ma con il DL 8 aprile 2008 n. 59 si è finalmente messo nero su bianco che le guardie particolari giurate rivestono la qualifica di incaricato di pubblico servizio e che starà al Ministero dell’Interno, attraverso la Commissione Consultiva Centrale, individuare con decreto i requisiti minimi professionali e di formazione delle guardie.