La mano destra non sa cosa fa la mano sinistra.
Anzi, la mano destra non sa cosa fa l’altra mano destra, visto che due deputati del PDL a fine novembre hanno depositato una proposta di legge sulla vigilanza privata che sembra ignorare l’esistenza di un processo di riforma del settore portato avanti sin dal 2008 dallo stesso Governo. Processo che ha peraltro appena prodotto un DM sulla capacità tecnica che cozza con questa proposta di legge.
Il 1° dicembre 2010 resterà tra le date più significative nella storia della vigilanza privata.
Lo scorso primo dicembre, infatti, il Ministro Maroni ha firmato il decreto sulla c.d. capacità tecnica, primo dei quattro decreti attuativi del D.P.R. 153/2008, che ha impostato l’architettura della riforma della sicurezza privata. Questo DM, dopo un parere estesamente positivo del Consiglio di Stato, attende di essere vidimato dalla Corte dei Conti per avviarsi alla pubblicazione in GU. Insomma, dopo oltre 70 anni di immobilismo normativo, siamo alla resa dei conti. Seguiranno gli altri tre decreti attuativi – dedicati, rispettivamente, alla formazione professionale delle guardie giurate, al tesserino di riconoscimento degli investigatori e ai parametri di valutazione delle tariffe – ma il primo, fondamentale passo è compiuto.
E non è un passo da poco.
Non solo le persone, ma anche le società possono delinquere. Il Decreto Legislativo n. 231/2001 ha infatti introdotto una responsabilità diretta in capo alle imprese per alcuni reati commessi da singoli nell’interesse o a vantaggio dell’impresa.
Società ed enti possono quindi ora essere direttamente chiamate a rispondere dei reati commessi nel loro interesse da dirigenti, dipendenti e coloro che operano in nome e per conto loro. Una norma di particolare interesse per la vigilanza privata, che spesso non brilla per onestà degli imprenditori e delle guardie giurate. Norma che ritorna di prepotente attualità dopo il recente arricchimento di nuove fattispecie di reato contestatibili.
In questo mestiere c’è sempre il rischio di fare l’uccello del malaugurio.
Però qualcuno deve pur dirlo che il sospirato decreto ministeriale sulla capacità tecnica (il primo decreto attuativo della riforma avviata con il dPR 153/2008) è fermo al Consiglio di Stato da otto mesi “perché il presidente della commissione ha avuto un malore”. Ora, benché gli otto mesi d’attesa non dipendano ovviamente solo dalla cagionevolezza di un rappresentante dell’Alto Consesso (al quale vanno peraltro i nostri sinceri auguri di pronta guarigione), v’è comunque da chiedersi come possa andare avanti un paese se una legge si ferma per la malattia di un suo funzionario.