Teleallarme: gli Istituti di Vigilanza Privata non sono “operatori virtuali”

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Gli Istituti di Vigilanza Privata non sono operatori della comunicazione elettronica, quindi non devono essere autorizzati ex art .25 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche per offrire servizi di televigilanza.
Lo conferma FederSicurezza, che lo scorso 27 maggio ha avuto un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per le Comunicazioni – Div. I, allo scopo di verificare se gli Istituti di Vigilanza debbano essere titolari di un’autorizzazione generale (ex art. 25 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche) con specifico riferimento all’attività di teleallarme e localizzazione satellitare svolta mediante reti di tipo GSM/GPRS/UMTS, con SIM card messa a disposizione dall’Istituto.

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Meno soldi, più efficienza: le control room verso la concentrazione

 

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Gli analisti tornano ad occuparsi di centrali di monitoraggio con uno studio su USA ed EMEA che rileva un trend positivo e conferma la progressiva concentrazione di control room che si riscontra per la sicurezza privata anche in Italia, complici il DM 269/2010 e la riforma della vigilanza privata.
Con specifico riferimento a sicurezza pubblica, trasporti e utilities, l’indagine di IMS Research “Command and Control Rooms – EMEA and North America – 2013” prevede che il fatturato del settore (pari a 2,8 miliardi di dollari nel 2012) raggiungerà i 3,4 miliardi di dollari entro il 2015.

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Videosorveglianza sul luogo di lavoro: basta l’autorizzazione dei lavoratori

Oggi vi raccontiamo una sentenza della Cassazione Penale che, anche se non direttamente riferita alla vigilanza privata, incide su tutti i lavoratori – guardie giurate incluse.
Un datore di lavoro controlla a distanza i propri dipendenti tramite un sistema di videosorveglianza.
Prima di installare le telecamere, chiede a ciascun dipendente di firmare l’autorizzazione ai filmati e tanto gli basta. Lo Statuto dei Lavoratori richiederebbe uno specifico accordo sindacale o dell’Ispettorato del Lavoro, ma per Cassazione basta raccogliere le firme di tutti i lavoratori.
Peccato che sia ben più facile ottenere una firma dal proprio dipendente, che si trova in posizione subordinata, piuttosto che da un Ispettorato del Lavoro.
Lo evidenzia l’Avvocato Roberto Gobbi, in commento allasentenza della Cassazione n. 22611 dell’11-06-2012

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Videosorvegliare i luoghi di lavoro pericolosi diventa più facile

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ROMA – L’uso di sistemi di videosorveglianza nei luoghi di lavoro si scontra con lo statuto dei lavoratori che operano nell’area videosorvegliata e che vanno tutelati contro gli abusi di tali strumentazioni. L’uso di questi impianti è quindi soggetto ad autorizzazione della Direzione territoriale del lavoro (DTL), che opera un accertamento tecnico preventivo sulla legittimità dell’installazione. Il ministero del Lavoro ha però studiato delle forme di semplificazione con la nota n. 7162 del 16 aprile, quanto meno laddove la TVCC possa rappresentare un efficace deterrente al crimine (tabaccherie, oreficerie, edicole, benzinai, ecc.).

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Trasporto e contazione denaro: adempimenti in vista

contazione-denaro-novita-Bankitalia-vigilanza-privataROMA – In piena bufera europea, Bankitalia richiede nuovi adempimenti alle società che svolgono servizi di gestione e trattamento del contante. Per monitorare il ricircolo delle banconote e gli sviluppi del ciclo del contante, la BCE ha infatti imposto a Bankitalia di ottenere delle statistiche sulle banconote processate da parte non solo di banche e poste, ma anche delle società che gestiscono e trattano il contante (sale conta). Ciò significa che le sale di contazione, ad esempio, avranno l’obbligo di segnalare periodicamente alcuni dati sul c.d. Portale del Contante di Banca d’Italia e quindi di interfacciarsi con la stessa Banca d’Italia utilizzando specifici strumenti di codifica.

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