Vigilanza Privata nei porti: in arrivo un disciplinare per l’attuazione del DM 154/2009

11 Giu 2013

di Ilaria Garaffoni

porto

NAPOLI – Il III Convegno di Assosecurport (Associazione Nazionale Istruttori Certificati, PFSO e Operatori di Security delle strutture Portuali) del 16 maggio scorso era incentrato sulla Port Security in chiave di sicurezza partecipata tra pubblico e privato.
Vincenzo Acunzo, la cui presenza in rappresentanza del ministero dell’Interno era di per sé significativa di una sempre più intensa interazione tra pubblico e privato, ha sottolineato l’evoluzione concettuale che ha riguardato la sicurezza privata ed il suo ruolo prima complementare e poi sussidiario a quello delle forze pubbliche.

“Agli esordi, con la legge del 92, la complementarietà era vista essenzialmente come modalità per liberare forze pubbliche. A partire dal regolamento 85/1999, invece, si è guardato con sempre maggiore attenzione al profilo delle forze private coinvolte. Si è quindi parlato di formazione e di istruttori certificati. Tuttavia nel 1999 i requisiti per diventare guardia giurata erano fermi al vetusto saper leggere e scrivere previsto da un TULPS di classe 1934” – ha rilevato Acunzo.

E’ stato però proprio il 1999 a fare da spartiacque normativo, anche per le realtà portuali.
L’esperienza aeroportuale si è rivelata infatti essenziale per una verifica sul campo della gestione del privato in attività complementari di sicurezza.
Tuttavia nello stesso periodo i porti vivevano un’esperienza diametralmente opposta. Erano gli anni dell’apertura e della restituzione dei porti alle città, caratterizzati da un progressivo abbattimento della presenza dello Stato. Un approccio che ben presto si è rivelato inadeguato.

Nel frattempo arrivò la legge 155/2005, che prevedeva che in ambito portuale alcuni servizi di sicurezza sussidiaria potessero essere espletati direttamente, o attraverso istituti di vigilanza privati, dagli enti o società di gestione portuale. Il tutto nell’ambito dei porti, delle stazioni ferroviarie, dei terminal passeggeri e dei relativi mezzi di trasporto e depositi.
Si tratta di un passaggio essenziale, propedeutico al successivo DM 154/2009 e che considera il porto alla stregua di un luogo di “terra”. La terra era quindi il punto di partenza del decreto 154/2009, che si portava dietro il retaggio della finalità antiterrorismo. Il DM 154/2009 si distingue in tal senso dal DM 85/99 (che parla di sicurezza complementare, ossia accessoria ed integrativa rispetto all’attività di PS) per introdurre il concetto di sicurezza sussidiaria, finalizzata cioè a far collaborare i privati con le forze di polizia nelle attività di contrasto al terrorismo.

Nel 2009 le guardie giurate passano quindi da “operai con la pistola” ad operatori di sicurezza sussidiaria. Ma il porto è circondato dal mare ed è popolato da navi: da qui le note difficoltà applicative, che nel tempo – non senza complessità – si sono però avviate a risoluzione.

Nel frattempo è cambiata la stessa sicurezza privata con il DPR 153/2010 e il DM 269/2010, che puntano sulla qualità degli Istituti di Vigilanza Privata e sulla formazione degli operatori.
Con questa nuova cornice qualitativa, il sistema porto dovrebbe essere pronto ad applicare efficacemente il DM 154/2009, anche grazie al prossimo disciplinare sulla formazione, che contemplerà anche i necessari correttivi sul piano operativo.

In sostanza gli strumenti oggi esistono o sono in dirittura d’arrivo, ma occorre altrettanta sensibilità da parte delle autorità portuali e delle stazioni appaltanti.
“Da napoletano – ha concluso Acunzo – ho salutato con orgoglio l’ultima gara per i servizi di sicurezza del porto di Napoli, che è stata assegnata – un unicum, a mia memoria – non con la logica del massimo ribasso, ma attraverso una valutazione qualitativa delle proposte. Mi piacerebbe poterlo considerare un caso pilota, che inaugurasse una nuova stagione della sicurezza complementare”.

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