Ma nel settore della vigilanza privata, dove il security manager è richiesto dalla norma per realtà di un determinato livello dimensionale, a che serve la certificazione del professionista? Cosa ci guadagna l’impresa? Tra l’altro nella sicurezza privata ci sono varie attività prive di riconoscimento professionale: gli analisti di fonti aperte (OSINT), ad esempio, non sono previsti da nessuna norma. Ma c’è qualcosa di nuovo. Ne abbiamo parlato con Radu Solomon, Presidente di Quaser Certificazioni, che ha sviluppato un Disciplinare tecnico specifico per queste figure.
Il security manager di istituto di vigilanza privata – ma anche quello aziendale – incarna una figura di raccordo tra autorità di riferimento, proprietà, clienti finali, tecnologie. In che modo la certificazione può qualificare questa professione e dare un vantaggio competitivo alla sua azienda?
Sono essenzialmente tre i vantaggi chiave, e riguardano sia il professionista che l’azienda.
Il primo è la credibilità, che si lega strettamente alle competenze professionali: la certificazione rilasciata da parte di un organismo terzo conferisce infatti al security manager una prova tangibile e spendibile delle sue competenze ed aumenta la stessa reputazione dell’azienda che lo inquadra. Il secondo vantaggio si lega nuovamente al tema delle competenze professionali, che di necessità devono essere mantenute e aggiornate. I security manager certificati devono infatti partecipare a corsi di formazione, seminari e workshop per rimanere al passo con le tendenze e le tecnologie (e banalmente per continuare ad operare). Questo anche a garanzia di una conformità normativa costante e della ricerca continua delle migliori pratiche di sicurezza. Il terzo vantaggio assomma quelli precedenti e si chiama vantaggio competitivo. L’azienda che vanta nel proprio organico un security manager certificato genera di per sé ulteriore fiducia nella clientela, inoltre non è infrequente che siano le stazioni appaltanti in fase di gara a richiedere che i fornitori dispongano di personale certificato.
Tra i servizi di sicurezza privata ci sono delle figure ancora non specificatamente ben definite sul piano normativo, contrattuale e delle competenze e responsabilità, eppure sono figure sempre più utilizzate anche dai security manager (e non solo!): mi riferisco agli analisti OSINT. Come si può dare dignità professionale a queste figure?
È importante primariamente sviluppare una definizione chiara delle competenze, delle responsabilità e dei limiti cui devono attenersi gli analisti OSINT. Ciò può essere fatto attraverso l’elaborazione di standard professionali o linee guida specifiche. Tali standard dovrebbero prendere in considerazione aspetti come la raccolta e l’analisi di informazioni provenienti da fonti aperte, l’interpretazione dei dati, la valutazione della credibilità delle fonti e l’etica nell’utilizzo delle informazioni. Il secondo passo ovviamente è un’adeguata formazione: è essenziale infatti che gli analisti acquisiscano le competenze necessarie per lavorare in modo efficace ed etico con programmi di formazione specializzati o corsi accreditati che coprano sia gli aspetti tecnici che quelli etici. Il passo successivo è la certificazione, che riconosce sul mercato del lavoro questa professione e permette di dimostrare le competenza e l’esperienza professionale. Noi di Quaser abbiamo costruito un Disciplinare tecnico pensato proprio per dare dignità professionale a queste figure.
Cosa prevede il disciplinare tecnico di Quaser per l’analista OSINT? Quali tipologie professionali avete individuato e quante ore di formazione sono richieste?
Il nostro Disciplinare tecnico è relativamente semplice: siamo infatti partiti dalle attività che gli analisti OSINT svolgono in campo per costruirci attorno una specifica tecnica. Sono previsti tre livelli di certificazione: analista junior, analista e analista senior. Le uniche differenze tra i requisiti di accesso ai tre livelli sono il numero degli anni di esperienza nel settore. Per il resto non ci sono differenziazioni in base al tipo di titolo di studio, come per altri disciplinari o norme riconosciute sul mercato. Per accedere alla certificazione, per tutti i livelli, è obbligatorio aver frequentato è superato un corso di formazione di una durata minima di 60 ore che tratti argomenti relativi alle tecniche OSINT riconosciuti da Quaser. Da notare che per l’analista junior – per la prima volta – non si richiede un’esperienza pregressa nel campo OSINT: l’idea è quella di offrire un’opportunità anche a chi desidera approcciarsi ex novo al settore della Open Source Intelligence. Per dare la possibilità di accedere al mercato del lavoro, l’analista junior parte quindi da 0 a 2 anni di esperienza, l’analista da 4 anni di esperienza e l’analista senior da 10 anni di esperienza.
Tipo di Apprendimento | Analista Junior | Analista | Analista Senior |
Apprendimento Formale | Titolo di studio minimo: diploma di scuola media superiore o equipollente | Titolo di studio minimo: diploma di scuola media superiore o equipollente | Titolo di studio minimo: diploma di scuola media superiore o equipollente |
Apprendimento non Formale | Corso di formazione di almeno 60 ore tenuto da docenti qualificati secondo lo Schema di certificazione OSINT – Quaser | Corso di formazione di almeno 60 ore tenuto da docenti qualificati secondo lo Schema di certificazione OSINT – Quaser | Corso di formazione di almeno 60 ore tenuto da docenti qualificati secondo lo Schema di certificazione OSINT – Quaser |
Apprendimento Informale | Da 0 a 2 anni con incarichi coerenti con il livello | 4 anni di cui almeno 2 con incarichi coerenti con il livello | 10 anni di cui almeno 6 con incarichi coerenti con il livello |
Non servirebbe anche una legge per regolamentare queste figure e dare dignità professionale al mestiere?
Il Disciplinare tecnico è stato redatto da Quaser, che è un organismo privato: sarebbe senz’altro utile sviluppare normative e regolamenti specifici per gli analisti OSINT al fine di definire il loro ruolo e le loro responsabilità tecniche ed etiche nel contesto della sicurezza privata. Ciò può essere fatto in collaborazione con le autorità competenti e le organizzazioni professionali del settore.
Un altro aspetto che mi sento di promuovere, per passare da mestiere a professione riconosciuta, è la collaborazione e il confronto costante con altre figure professionali del settore, come i security manager o i travel security manager: le sinergie messe in campo permetteranno di integrare le competenze e di condividere le best practise per affrontare le sfide della sicurezza in un mondo sempre più complesso.