Non c’è due senza tre. Dopo Servizi Fiduciari del Gruppo Sicuritalia e Mondialpol, anche Cosmopol è indagata per caporalato. Al netto delle eventuali responsabilità su pratiche vessatorie, l’accusa è sempre la stessa: l’applicazione di un CCNL tutt’altro che pirata (nel caso Cosmopol vagamente migliorativo, in termini salariali, di quello applicato dalle altre due realtà). Insomma i contratti collettivi fanno talmente schifo da venire disapplicati dai giudici.
Ma non toccherebbe ai sindacati o al Parlamento decidere il salarmio minimo? Sicuramente, ma di fronte ad una notizia di reato la magistratura deve procedere, non c’è storia. E quando si parla di sfruttamento dei lavoratori il reato è dietro l’angolo.
Certo che se sono i giudici a decidere i salari per i big del settore, costretti oggi ad aumenti del 20%-30%, i clienti si rivolgeranno ad altri, sperando non vengano anch’essi commissariati. Perchè l’impressione è che si sia partiti dai big per perseguire un po’ tutti. Ed ecco che le imprese corrono ai ripari affrettandosi ad applicare superminimi o a siglare accordi aziendali con aumenti che colmino quel divario salariale che per i giudici significa povertà assoluta.
E’ il caso di dire che non c’è due senza tre e il quarto fa per sè.