Perché il security manager è triste (ma non dovrebbe)

26 Nov 2024

di Ilaria Garaffoni

Delle 5 W del giornalismo, quella preferita dai security manager dev’essere la W di why.

Del resto, quando si devono paventare ai Board scenari sicuramente sgradevoli, probabilmente costosi e che raramente portano fatturato, meglio non focalizzarsi su cosa si deve fare ma sul perché occorre farlo. E anche lì bisogna saper ipotizzare minacce che sfuggono ai più senza però passare per jettatori. Come? Contestualizzando il rischio e comunicando la security come un fattore abilitante per la crescita aziendale, oltre che protettivo.

Più facile a dirsi che a farsi, si dirà. Ma Andrea Piovan (Security Manager SAP) ha spiegato in un workshop che i security manager non devono per questo rattristarsi. Perché, se riescono ad illustrare che la sicurezza rende l’impresa più resiliente e competitiva, e se riescono ad applicare modelli organizzativi orizzontali per una gestione più agile, allora torna il sorriso. Per tutti. Strutture meno gerarchiche possono infatti favorire una comunicazione fluida, dove la sicurezza diventa un obiettivo condiviso, superando la logica del “circolo” ad informazione unidirezionale per abbracciare un concetto di community basato su un dialogo aperto che coinvolge le diverse funzioni aziendali.

Travel security everywhere
Al workshop di cui parliamo, intitolato Empowering Italian Organizations: Global Security 2025 Forecast, si è discusso anche di travel security e travel medicine. Tutti d’accordo che l’attuale contesto geopolitico, storico e climatico non permette più di restringere la travel security alle sole destinazioni a rischio, ma la estende potenzialmente a qualunque area. Viviamo del resto uno scenario ben diverso dall’ordine mondiale che caratterizzava il dopoguerra e ci dirigiamo verso un nuovo ordine dalle coordinate incerte, ma dai segnali evidenti: indebolimento delle istituzioni, emersione di un mondo multipolare e trasformazioni radicali (dal meteo sempre più pazzo a tecnologie dirompenti come l’AI). Le prospettive di chi fa security devono dunque radicalmente cambiare.

Largo ai giovani
Una botta di ottimismo è arrivata dalle giovani leve, i Security Junior Talents. Moderati da Daria Miriam Re, a sua volta giovane e talentuosa specialista nonché Head of Games Security di Mi-Co 2026, i manager del prossimo futuro hanno evidenziato la necessità di costruire una cultura forte della sicurezza che muova i passi da uno scambio continuo non solo tra aziende e best practise, ma anche tra generazioni di manager. E quelle nuove immaginano una sicurezza più inclusiva, dinamica, sostenibile 
e capace di contribuire anche al benessere e alla stabilità della società. Una “security as a service” che richiede però – a monte – maggiore empatia, soprattutto nelle leadership. Perché nessun uomo è un’isola. Neanche il security manager.

“Empowering Italian Organizations: Global Security 2025 Forecast

22 Novembre 2024

Interventi: Enrico Regiroli, Director Control Risks Italy (Sfide e opportunità nel nuovo contesto geopolitico); Vincenzo Nicosia, Direttore Medico ed Alessandro Perone, General Manager Ambimed Group (Travel Medicine: come cambia il ruolo del Medico competente e dell’azienda alla luce delle nuove linee di indirizzo SIML); Salvatore Castiglia, Managing Director di Kripia e Enrico Vergani, partner ufficio legale Bonelli Erede (Travel Security: Soluzioni di Governance, Compliance e Risk Management per Viaggi Aziendali Sicuri); Alessandro Martello, Managing Director e Mirko Cescato, Senior consultant NSSG Global (Rischio: consapevolezza, tolleranza e percezione).

Provocazione (ironica!): “Perchè i security manager (a volte) sono tristi, ma non dovrebbero esserlo”(*). Andrea Piovan, SAP EMEA PMO Lead, Area Security Manager, Physical Security Italy, Adriatic, Balkans and West Africa.

Tavola Rotonda: “Security Junior Talents: Lavorare nel 2030”. Moderava Daria Miriam Re, Head of Games Security Fondazione Milano Cortina 2026

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