Una sicurezza fatta dalle donne, per le donne

24 Ago 2021

di Valentina Cogliano

Valentina Cogliano è una donna ed è una guardia giurata. Questa lettera al Direttore, che inaugura una nuova Rubrica dedicata alla situazione femminile in un settore di appannaggio maschile come la vigilanza privata, racconta una realtà ancora densa di pregiudizi e cliché, nella quale essere donna non è sempre facile. Nè come lavoratrice nè come imprenditrice. La rubrica è aperta al contributo di tutte le donne del settore sicurezza: vi aspettiamo con spunti e idee.

Aspettando Wonder Woman

Mi sono sempre ritrovata a lavorare in mezzo a uomini, inserendomi da unica donna in team consolidati di soli uomini, per giunta Guardie Giurate dove il superomismo è la regola.
E’ stato molto difficile. Devi tirar fuori le unghie e difenderti con i denti se non vuoi rimanere inchiodata all’etichetta della femmina fragile, che non è in grado di lavorare come loro, che non sa sparare come loro, che non può stare 12 ore in piedi senza lamentarsi, che ha bisogno di essere coccolata e che sarà solo un peso. Sia chiaro, non ho avuto sempre esperienze negative con i colleghi, anzi spesso si lavora bene in un team prevalentemente maschile, ma nel profilo delle Guardie Particolari Giurate lo stereotipo è molto presente.

Raramente sarai vista come un aiuto, una forza lavoro di sostegno, ma solo come l’immagine utile a dare visibilità dell’azienda. E devi faticare il doppio di un uomo per scollarti questa etichetta di dosso, perché anche se fai il tuo dovere, dovrai farlo meglio di loro per farti apprezzare. È dura entrare in punta di piedi nei loro spazi, essere invisibile quando parlano di “cose da maschi”: devi essere talmente silenziosa da non rompere il loro equilibrio, ma altrettanto determinata nel far capire quale sia il loro posto e il tuo. Non potete immaginare quante se ne dicono su di una donna che fa carriera militare: non è mai merito della professionalità. Se una donna fa carriera, è perchè è donna, inteso nel senso peggiore.

Un collega mi ha accusata di essere sempre sulla difensiva, ed è vero. Io mi devo difendere perché sono una “Donna” in mezzo a colleghi maschi e devo essere sempre forte, più forte di un uomo, perché devo dimostrare che si può essere sia bella che intelligente, ma anche non bella ed egualmente degna di rispetto. Perché se non assomigli allo stereotipo femminile, se non sei cioè carina, sdolcinata e non hai bisogno di protezione perché ti sai proteggere benissimo da sola, allora sei una della quale aver paura. Da donna-oggetto alla quale fare avances tutto il giorno, diventerai di colpo una minaccia ed inizieranno a discriminarti.

Eppure la natura ci ha dotate della capacità di generare vita, sappiamo gestire più problemi contemporaneamente, sappiamo affrontare il rischio e gestire una famiglia, possiamo essere ottimi leader. Saper portare il nostro bagaglio esperienziale di donne, figlie e madri nei rapporti lavorativi sarebbe una risorsa importante per aziende fin troppo spesso depersonalizzate. Perché non mettere le nostre peculiarità al servizio di una professione che richiede comunque una forte empatia, oltre a forza, capacità tecniche e coraggio?
Spero in una nuova visione del mondo e della professione, magari nella costruzione di una figura su misura dedicata alla protezione di donne vittime di violenza: un corpo di guardie giurate donne selezionate con i giusti criteri e la giusta formazione, con un bagaglio esperienziale tale da garantire una sicurezza fatta da donne …per le donne.

Valentina Cogliano

 

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