Chiaroscuri di un settore vigilanza privata che nel 2021 si era ripreso ma che si è trovato a fronteggiare altre variabili ancora più dannose del Covid: dal caro energia ad una guerra dagli esiti imprevedibili. Ne abbiamo parlato con Roberto Olivi, riconfermato presidente di Coopservice, per la quale ha già ricoperto diversi incarichi prestigiosi, tra i quali Di.Ge e Direttore della divisione Sicurezza.
E’ stato riconfermato presidente di Coopservice, per la quale ha già ricoperto diversi incarichi prestigiosi, tra i quali Di.Ge e Direttore della divisione Sicurezza. Che andamento ha mostrato quest’ultimo comparto nel fatturato 2021? Quanto ha inciso in quel +10,7% che avete registrato, ma anche nella maggiore redditività e nell’aumento di personale?
Per il comparto della vigilanza privata il 2021 si è caratterizzato come un anno di ripresa, dopo le penalizzazioni del 2020 derivanti dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria, che hanno riguardato in particolare la componente relativa alle attività di cash in transit. In questo scenario Coopservice ha scelto di salvaguardare i livelli occupazionali dei propri Soci ed il valore degli ingenti investimenti fatti nel corso degli anni facendo confluire il proprio ramo d’azienda del trasporto e contazione valori in uno dei più importanti player del mercato, BTV S.p.a., entrandone in tal modo nella compagine azionaria.
Per quanto riguarda invece il mercato della vigilanza tradizionale in tutte le sue componenti, la Linea Security Services di Coopservice ha registrato un significativo incremento del proprio portafoglio acquisendo nuovi importanti clienti, sia nel settore pubblico che in quello privato. L’aumento dei ricavi, degli occupati e della redditività sono peraltro il frutto di un profondo lavoro iniziato alcuni anni fa e che ha coinvolto tutta l’azienda, un lavoro che ha avuto ed ha l’ambizione di plasmare un’azienda all’altezza dei mercati e delle sfide che oggi mutano con una rapidità straordinaria e spesso in modo imprevedibile. Unico elemento in controtendenza è rappresentato dalla difficoltà nel reperimento di risorse umane, causato da una molteplicità di fattori e per risolvere il quale la nostra cooperativa ha attivato una task force coordinata dalla Direzione Risorse Umane.
E come sta andando questo drammatico 2022, partito a gonfie vele e subito deragliato in una tempesta perfetta caratterizzata da caro energia, difficoltà di reperimento di materie prime e una guerra dall’esito non prevedibile né scontato? I clienti cominciano a stringere i cordoni della borsa? Avete dovuto ritoccare i listini?
Occorre necessariamente ripartire dal 2021, un anno ambivalente durante il quale, da una parte, la pandemia ha continuato a far sentire i suoi pesanti effetti sulla salute pubblica, sull’economia e sul sistema Paese, e dall’altra la campagna vaccinale e le misure introdotte dalla UE per la ripresa ci hanno fatto sperare in una nuova crescita ed in un futuro di rinnovata prosperità. Poi lo scoppio della guerra in Ucraina ha ancora una volta rimesso tutto in discussione, mietendo prima di tutto migliaia di vittime innocenti e causando una battuta di arresto nelle stime di crescita del nostro sistema economico ed innescando parallelamente una crisi politica, sociale ed umanitaria senza precedenti per intensità ed ampiezza. Incombe ormai anche il rialzo dei tassi interesse, secondo quanto anticipato dalla BCE. Gli effetti di propagazione della maggiore inflazione sui salari saranno inoltre uno dei punti chiave del prossimo quadro economico. In questo contesto così preoccupante, anche la nostra cooperativa, come peraltro tante altre realtà imprenditoriali, sta registrando un costante e generalizzato incremento dei costi. Queste dinamiche toccano, come è ovvio, anche i nostri clienti. In questi giorni stiamo elaborando il nuovo Piano triennale che dovrà necessariamente tenere conto di questo contesto e puntare ancora di più su innovazione, ricerca, digitalizzazione ed integrazione dei servizi per rispondere alle pressanti richieste di efficienza ed economicità.
Nel futuro della sicurezza privata italiana vede più tecnologia, più disarmato, ruolo più consulenziale, mix di sicurezza fisica-logica, altro?
La rapida evoluzione tecnologica, e la disponibilità da parte degli istituti di vigilanza di apparati di sicurezza sempre più sofisticati e performanti, saranno certamente tra i fattori chiave di successo per lo sviluppo della vigilanza privata in Italia. Da tempo investiamo per realizzare progetti ad alto contenuto tecnologico, perfettamente integrati con le nostre risorse umane, altamente specializzate. In questo contesto riteniamo che anche il servizio disarmato, nei limiti previsti dalle normative di riferimento, possa costituire un importante complemento alle attività di sicurezza. È per questo motivo che continuiamo ad investire in formazione per aumentare la competenza e la professionalità dei nostri operatori.
Tra i vari problemi della vigilanza privata, si annoverano una distinzione ancora troppo nebulosa tra armato e disarmato, concorrenza sleale da parte di abusivi e volontariato, scarsità di controlli e sanzioni, un ministero di riferimento disattento, committenze che non riconoscono il valore dell’attività, e molte altre varie ed eventuali. Le va di ordinare queste patologie, partendo dalla più esiziale e motivando le scelte?
Sono tante le cose che non vanno nel nostro settore: difficile fare una graduatoria. Preferisco ribadire, come abbiamo già detto più volte in tutte le sedi istituzionali, che da sempre la nostra cooperativa si batte per il rispetto delle regole a tutti i livelli, dimostrando concretamente, da molti anni, la propria coerenza nell’applicazione della legalità in tutti i processi di erogazione dei servizi, compresi ovviamente quelli di sicurezza. Certo è che a volte risulta molto difficile competere con soggetti che queste regole tentano di aggirarle o non le rispettano affatto. Da questo punto di vista ci auguriamo una sempre maggiore attenzione da parte degli Organi di controllo, affinché queste situazioni di illegalità emergano e vengano doverosamente sanzionate.
Il settore sicurezza si contraddistingue anche per una pletora di contratti di lavoro in competizione al ribasso: quanto incide questo fenomeno nella libera concorrenza e, forse, anche nella scarsa considerazione che la committenza ha degli operatori?
Direi che tutto il settore del Terziario – non solo il settore sicurezza – soffre del ricorso, da parte di taluni, a CCNL poco o per nulla rappresentativi con pesanti effetti distorsivi sulla libera concorrenza, tanto sul cliente privato quanto su appalti pubblici che penalizzano soprattutto le aziende, come la nostra, che investono ingenti risorse economiche per garantire la professionalità degli operatori, oltre al rispetto dei contratti e di tutte le norme.
Leggo che la maggioranza dei dipendenti Coopservice è donna: vale anche per il settore sicurezza? A che punto siamo con diversity e inclusion in un segmento tendenzialmente conservatore e di appannaggio maschile?
Nel settore della sicurezza in Coopservice questo rapporto si inverte, anche se, su un totale di circa 3.300 operatori, oltre il 20% – vale a dire quasi 700 unità – è donna. Riteniamo che questo risultato sia assolutamente importante e sicuramente migliorabile. A tal proposito abbiamo avviato progetti di formazione dedicati alle donne per valorizzare le qualità della “leadership femminile” ma anche alle giovani generazioni per attrarre e sviluppare nuovi talenti.