Vigilanza Privata e revisione prezzi negli appalti: c’è la copertura

20 Giu 2025

di Ilaria Garaffoni

C’è la copertura economica per la revisione prezzi, ordinaria e pure straordinaria, nei pubblici appalti di servizi: l’ha dimostrato, calcolatrice alla mano, la Consulta dei servizi all’evento “Con i Servizi cresce l’Italia” del 19 Giugno. Perché allora il correttivo al codice appalti ha abbassato la soglia di revisione prezzi dal 5% al 3% soltanto per i lavori, per i quali riconosce il 90% dei costi sopraggiunti per motivi oggettivi, mentre per la vigilanza privata e gli altri servizi la soglia di revisione è rimasta ferma al 5% e riconosce solo l’80% sulla cifra eccedente?

Il punto è che l’art. 60 del codice, ha raccontato il capo dell’Ufficio Legislativo del MIT Elena Griglio, è stato scritto sull’onda emotiva degli aumenti delle materie prime: si voleva dare risposte al settore più immediatamente colpito, ossia quello dei lavori. Del resto, ha proseguito la Dr.ssa Griglio, i servizi sono un segmento disomogeneo: alcuni sono sensibili agli aumenti salariali, altri al carovita, altri al rincaro dei materiali. Serve quindi ripensare le soglie e soprattutto sensibilizzare le stazioni appaltanti ad utilizzare lo strumento che la riforma offre già: le clausole di revisione ordinaria.

Peccato che ad oggi tali clausole siano quasi sempre facoltative e che nessuna stazione appaltante (tipicamente riottosa ad assumersi dei rischi) se ne assumerà mai la responsabilità.

Risultato: i servizi sono al collasso. Molti dei quali (vigilanza privata inclusa) sono pure essenziali, quindi non possono manco sospendere l’erogazione. Ma la vigilanza privata vive di appalti: quelli pubblici – che peraltro fungono da benchmark per gli standard del comparto – cubano 2 miliardi di euro pesando per il 41/100 del fatturato. Il problema si incunea peraltro in gare che durano anni, ha ricordato Luigi Gabriele, Presidente di Confedersicurezza. “Pensiamo all’appalto Consip per la sicurezza dei tribunali: nei 5 anni dell’iter di gara, un rinnovo contrattuale ha fatto schizzare il costo del lavoro del 38/100. E il ministero della Giustizia si è ben guardato dal recepirlo”.

Come applicare allora un correttivo anche per i servizi, che peraltro nelle gare pubbliche pesano per il 35/100 del totale, contro il 22/100 dei lavori? La Consulta conta sugli emendamenti proposti al DL Infrastrutture e ora al vaglio della Camera. In sostanza si chiede di rendere obbligatori i meccanismi di revisione prezzi ordinari e di equiparare le soglie per lavori e servizi in caso di revisione straordinaria.

Le prime risposte sono già arrivate dal governo: Elena Griglio ha accettato di riaprire il tavolo sul tema della revisione prezzi immaginando però un meccanismo che distingua i servizi pluriennali, ad alta intensità di manodopera e essenziali. Le ha fatto eco la politica: la deputata Erica Mazzetti ha annunciato la nascita di un Intergruppo parlamentare dedicato ai servizi, sostenuta da colleghi di maggioranza e opposizione come Raffaele Nevi, Andrea Casu, Massimo Milani e dalla sen. Vita Maria Nocco.

La palla torna quindi in campo, con le 19 realtà aggregative della Consulta che insistono sugli emendamenti al DL infrastrutture e annunciano nuove iniziative.
Perché Dio non voglia che il milione di lavoratori impiegati nei servizi possa trovarsi un giorno a spasso per il collasso della maggioranza delle imprese (o per un inopinato ritorno all’internalizzazione dei servizi pubblici. Così, tanto per semplificare l’esistenza delle stazioni appaltanti).

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