Vigilanza privata o volontariato?

15 Apr 2025

di Ilaria Garaffoni


Accade spesso che le istituzioni non conoscano (o non applichino) la legge in materia di sicurezza privata, affidando i servizi a realtà prive di licenza o utilizzando in modo improprio le associazioni di volontariato. Oggi vi portiamo l’esempio del Comune di Avezzano, che ha dovuto interrompere bruscamente i servizi di sicurezza affidati ad un’Associazione volontaria e senza fini di lucro, come si legge nello statuto. Parliamo di volenterosi cittadini impegnati però in vere ronde cittadine e che indossano divisa, manette, addirittura pistole (in realtà spray al peperoncino) e manganelli.

Tanto per fare un recap collettivo: possono operare servizi di tutela del patrimonio mobile ed immobile soltanto le guardie giurate dipendenti da Istituti di Vigilanza Privata autorizzati ex art. 134 TULPS. Chi opera senza questi requisiti concretizza il reato di esercizio abusivo di attività di vigilanza. In questa fattispecie si annoverano non solo le imprese che erogano servizi di sicurezza senza avere la licenza, ma anche le Associazioni di volontariato, che possono sì fornire servizi di mera accoglienza negli eventi pubblici, ma non certo ronde armate o pseudo tali.

E perché gli enti locali si rivolgono al terzo settore e non alle imprese di sicurezza regolari? Perché le Associazioni in genere non sono obbligate a rendicontare gli oneri retributivi, previdenziali, assistenziali e fiscali; alcune pagano i volontari tramite rimborsi spese o vengono pagate con donazioni. Risultato: meno costi – al netto dei dubbi sugli standard prestazionali – per chi commissiona i servizi ma grave danno per le imprese che operano in modo regolare sul territorio, formando, assumendo e investendo su personale iscritto ad Inps e Inail.

UNIV ha segnalato il fatto al Ministero dell’Interno, alla Prefettura dell’Aquila e all’ANCI, oltre che al Comune di Avezzano, chiedendo che vengano avviate verifiche ispettive non solo verso l’Associazione di volontariato del caso di specie, ma anche avverso le non poche realtà che operano irregolarmente nel territorio a detrimento della leale concorrenza. All’ANCI si è infine chiesto di sensibilizzare i Comuni sull’illiceità, oltre che sull’inopportunità di tali affidamenti.

Scarica la nota al Ministero dell’Interno

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