E’ uscita la nuova edizione della norma UNI 10459 sui requisiti del professionista della security aziendale, ossia la figura che valuta, gestisce, coordina, previene e mitiga i rischi di origine criminosa di un’organizzazione. Per sgombrare il campo da equivoci, la figura del Security manager (dal 2010 entrata a gamba tesa anche nel campo della vigilanza privata con la riforma del settore) è però nata assai prima, per rispondere alle complesse esigenze di sicurezza delle realtà più critiche e dimensionate dell’industria italiana (banche, utilities, automotive). Solo con il DM capacità tecnica n. 269/2010 tale figura è stata imposta anche agli istituti di vigilanza privata per elevare gli standard di qualità dei servizi. Poichè la nuova norma UNI sostituisce la precedente anche in tutti i richiami di legge, il DM 269/2010 resta quindi in vigore, imponendo però l’adeguamento dei profili professionali già esistenti alla nuova norma. Adeguamento che si prospetta complicato, visto che l’edizione 2015 prevede ben tre nuovi profili.Rispetto alla scorsa edizione, che celebrerebbe oggi i 10 anni di onorato servizio, l’attuale norma prevede infatti tre livelli di specializzazione: il Security Expert (livello operativo); il Security Manager (livello manageriale) e il Senior Security Manager (alto livello manageriale per realtà complesse). L’adeguamento dei professionisti già certificati richiederà ulteriori 30 ore di formazione per integrare le 90 ore precedentemente richieste e raggiungere il monte di 120 ore prescritto dall’edizione 2015 della norma.
Perchè tanta formazione? Perchè si tratta “di un’attività professionale molto delicata che richiede particolari doti di integrità morale e una formazione culturale adeguata, coerente con il quadro europeo delle qualifiche (EQF) che si basa sul principio secondo il quale sono determinanti i risultati dell’apprendimento e non solo il percorso effettuato, per consentire la trasferibilità fra ambiti formali, informali e non formali” – dichiara Michele Messina, coordinatore del gruppo di lavoro che ha messo a punto la norma.
Non a caso la formazione integrativa richiesta inserisce numerosi nuovi temi (gestione della continuità operativa dell’azienda, rapporti con investigatori privati e analisi del rischio più circostanziata).
La nuova norma UNI si inquadra peraltro nell’ambito della legge 4/2013 sulle professioni non ordinistiche ed è allineata allo schema delle norme sulle professioni non regolamentate.