Un Ente Bilaterale attivo da qualche anno ma operativo da pochi mesi: è l’E.BI.V.ER, Ente Bilaterale Vigilanza dell’Emilia Romagna. Un luogo di incontro tra le parti sociali al di fuori del tavolo di negoziazione, secondo il Direttore ITL Bologna Alessandro Millo, che potrebbe fornire un orientamento anche nelle questioni negoziali tuttora irrisolte: dalla clausola sociale all’orario di lavoro, dalle sovrapposizioni tra servizi fiduciari e di vigilanza al florilegio di contratti di lavoro in essere, che rende talvolta difficilmente individuabile lo stesso costo del lavoro. Un fenomeno, quest’ultimo, non esclusivo della sicurezza ma di tutti i servizi, ha replicato Fabrizio Bolzoni (Direttore Legacoop), ricordando lo sforzo di semplificazione insito nella nuova integrazione associativa “Legacoop produzione e servizi”.
E tuttavia, oltre a dimostrare la maggiore rappresentatività dei sindacati confederali, oltre a leggere circolari che rafforzano questo punto, oltre a disporre di un codice appalti e di un’autorità anticorruzione che dovrebbe censurare metà delle gare pubbliche, che altro si può fare per evitare che spuntino sempre nuovi sindacati? A chi tocca controllare? – denuncia Stefano Franzoni (Segretario Uiltucs-UIL e Vicepresidente Ente Bilaterale nazionale).
Sul fatto che qualcosa non funzioni nei controlli ne sa qualcosa anche Accredia, visto che su circa 1200 licenze, solo 470 Istituti risultano certificati a 5 mesi dalla scadenza dell’ultima proroga. Non nasconde una certa amarezza Maria Cristina Urbano (Presidente ASSIV e dell’Ente Bilaterale Toscana) per un’autorità prefettizia che, seppur sollecitata ad intervenire quanto meno nei casi limite, spesso non pare collaborativa. Il timore a revocare le licenze – replica Sabina Bigazzi (Filcams CGIL nazionale) – è di natura occupazionale: un ricatto al quale però nemmeno il sindacato deve cedere, visto che un’impresa che non dispone dei requisiti minimi di qualità non può essere un buon datore di lavoro.
Come se ne esce dunque? Il CCNL potrebbe essere lo strumento di governo di un cambiamento che forse non è nemmeno troppo chiaro ad un settore che continua a parlare di Istituti e non di imprese, di servizi fiduciari e di vigilanza e non “di sicurezza”. La bilateralità può essere uno strumento per veicolare la portata di questa evoluzione, che prima di tutto è culturale, chiosa Luigi Gabriele (Presidente dell’Ente Bilaterale nazionale e dell’UNIV), e che deve partire dal settore, se vuole rivendicare la logica della qualità e non del solo prezzo.
Certamente è difficile anche regolamentare il costo del lavoro se il Ministero dell’Interno non emana un decreto sulla formazione e azzera le relazioni, ricorda Luca Pacitti, Vice Presidente E.BI.V.ER. In un settore sovraregolato ma sottocontrollato, occorre imporre un nuovo passo anche nella bilateralità, che delle relazioni industriali è diretta emanazione.
Le esperienze sul territorio hanno avuto fortuna alterne, ma la bilateralità è ora oggetto di una profonda revisione all’insegna di efficienza, trasparenza e regole evolute. L’ente bilaterale della vigilanza in Emilia Romagna, ha concluso il suo Presidente Aldo Giammella, censirà le imprese sul territorio, rileverà i fabbisogni formativi ed erogherà corsi di formazione, attiverà nuove forme di welfare e assisterà i lavoratori nella conoscenza del FASIV e di diverse altre iniziative.