Tremate, tremate, le portinaie son tornate

25 Nov 2009

di Ilaria Garaffoni

portinaie

Rullatori di spinelli, adolescenti alla prima carezza, amanti e adùlteri, tremate!
Le portinaie son tornate. E non parliamo di portinaie discrete e intellettuali come quella dipinta nell’Eleganza del Riccio: parliamo di portinaie da antologia, che scrutano i vicini protette dagli scuri con sguardo avido di sfighe. Altrui, ovviamente.
Già, perché in Regione Lombardia l’assessore alla sicurezza Maullu ha promosso il “controllo di vicinato”, edizione lumbard dell’anglosassone Neighbourhood Watch, che affida a cittadini, associazioni di categoria e amministratori di condominio il compito di fare la guardia al quartiere.
In che modo? Affiggendo tazebao condominiali del tenore “Occhio, c’è gente chi ti osserva“, annotando targhe sospette, affacciandosi al balcone se si vede una brutta faccia e denunciando i clandestini.

Ora, tralasciando il fatto che l’auto sospetta potrebbe essere dell’amante della dirimpettaia e che i tratti somatici dell’extracomunitario non bastano ad attestarne lo stato di irregolarità, resta il fatto che il governo sembra dare l’ennesimo forfait davanti al problema della sicurezza.
Si arrende, alza le mani, sventola bandiera bianca.
E nella gestione della sicurezza si avvia verso una progressiva deriva verso il dilettantismo.
Dalle forze dell’ordine si è prima delegato alle guardie giurate (senza però premurarsi di metter mano ai noti e pericolosi abusivismi del settore), poi si è deciso che anche le gpg costavano troppo e si è passati alle ronde cittadine, poi quando ci si è accorti che in regime di reale volontariato nessuno voleva fare le ronde, si è passati ai pensionati allo sbaraglio.
Qui siamo oltre il low cost, siamo al no cost.

Tra l’altro i Comuni saranno ben lieti di promuovere l’iniziativa “controllo di vicinato”, visto che le amministrazioni che aderiranno al progetto otterranno dalla Regione Lombardia un miglior punteggio nell’assegnazione delle risorse sulla sicurezza, dove la scure della crisi si è abbattuta  più violentemente. Quindi: protocolli di sicurezza a costo zero e incentivi per i Comuni che aderiscono al progetto.
Il tutto calato in realtà urbane già dotate di una buona dose di italica tendenza alla delazione.

Ma forse tutto si concluderà con tanto rumore per nulla.
Pensiamo al tira e molla che ha investito le ronde cittadine.
All’inizio avevano assicurato che non avrebbero fatto concorrenza sleale alla vigilanza privata perché si sarebbe dovuto trattare di attività esclusivamente volontaristica.
Poi è saltato fuori lo scandalo dei finanziamenti pubblici ai Blue Berets (le “ronde nere” di Milano che, oltre ad inneggiare al nazismo, si sono beccate 517 mila euro di fondi pubblici).
Allora si è cercato di tamponare la gaffe, ma il problema dei possibili finanziamenti pubblici alle ronde è uscito dalla porta per rientrare subito dalla finestra, visto che la Legge n.94 del 15/7/2009 – forse per una svista – arrivava ad ammettere la possibilità per le ronde di incassare soldi, stavolta non dallo stato ma (sic!) addirittura da persone fisiche o giuridiche.
E allora tutti giù a gridare allo scandalo della “sponsorizzazione della sicurezza pubblica” da parte dei privati, al punto che Maroni in persona è dovuto intervenire per negare ogni forma di finanziamento privato alle ronde cittadine e per insistere sull’esclusiva necessità di regolamentare il far west che si era creato.

Poi, d’un tratto e proprio nel bel mezzo della bagarre, il discorso ronde è improvvisamente decaduto.
Vaporizzato, scomparso, nessuno ne ha parlato più.
E per forza, perchè da quando la dieta dimagrante del governo ha tagliato i fondi per la sicurezza dai 18 milioni del 2008 ai 13 del 2009, fino all’1 scarso per il 2010, la coperta si è fatta troppo corta per pensare anche alle ronde, quindi fine dei discorsi. Argomento chiuso.
Ma le ronde non dovevano essere del tutto volontarie? E allora cosa c’entrano i tagli sulla sicurezza?
Chi ci capisce più niente.
Ma il bello deve ancora venire, visto che un comma della Finanziaria prevede che i Comuni possano rimborsare le spese sostenute dalle associazioni di osservatori volontari, purché si resti nel perimetro dei Patti di Stabilità…Ma allora le ronde saranno finanziate con denaro pubblico! Saranno anche soldi prelevati dalle casse comunali, ma sono pur sempre pubblici…Oppure no?
L’unica certezza è che ad oggi le richieste di costituzione dei gruppi volontari sono scarsissime.
E questo nonostante la percezione dei cittadini all’autodifesa sembri favorevole.
Secondo una recente indagine realizzata da La Sapienza per conto dell’Osservatorio regionale per la sicurezza e legalità, infatti, un romano su 2 sarebbe favorevole alle ronde nelle zone periferiche.
E tuttavia di ronde non si vede più manco l’ombra.
E’ pur vero che siamo in fase transitoria e che fino al febbraio 2010 le ronde già esistenti potranno continuare ad operare se autorizzate da un’ordinanza dei sindaci, ma è sicuro che da quando il volontariato è divenuto realmente tale, le ronde si son fatte di nebbia.
E allora sotto con le portinaie.

C’è chi dice che il progetto “controllo di vicinato” porterà nuova solidarietà tra vicini, affratellandoli in una rete di reciproca assistenza che ricostruirà i genuini legami della buona, vecchia vita di paese.
Sarà, ma io in un paese ci sono nata e la portinaia era buona solo a dar sfogo alla sua innata perfidia condominiale. E l’unica volta che i ladri sono arrivati sul serio, si è richiusa dietro agli scuri.
Del resto, se le gpg costano troppo bisogna accontentarsi di questo servizio. No cost.

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