Vigilanza privata in porti, aeroporti e stazioni: business…a certe condizioni

10 Gen 2013

di Ilaria Garaffoni

airplaneDiversificazione, acquisizioni tecnologiche, offerte pensate per il piccolo professionale e il residenziale, ma anche iperqualificazione, elaborazione di nuovi servizi e aggressione di nicchie ultraspecializzate.
Queste le strategie che stanno mettendo a punto gli operatori della Vigilanza Privata, nel tentativo di rispondere da un lato ai morsi della recessione, e dall’altro alle rimodulazioni qualitative imposte dalla riforma. Del resto, innovare in un settore labour intensive significa per forza investire sul capitale umano, se non ci si vuole limitare ad incrementare il versante tecnologico (che comunque esige del personale ben formato per poter essere manovrato).

In questa direzione si inquadrano i servizi di sicurezza ad alto valore aggiunto, come quelli aeroportuali, portuali e svolti nelle stazioni ferroviarie. Un business certamente interessante…con alcuni se e ma.
Sull’argomento abbiamo sentito Marco Mazzanti, membro dell’Aviation Security Committee nel CoESS e titolare di Scuola Security.

Vigilanza privata in porti, aeroporti e stazioni: business…a certe condizioni

In uno scenario nazionale di profonda crisi economica che ha colpito tutti i settori produttivi, il settore della Vigilanza Privata più di altri si trova a dover affrontare una sfida che definirei epocale, dove solo gli Istituti che hanno maggiore forza e predisposizione al cambiamento potranno sopravvivere.
Il terreno normativo della sfida è infatti estremamente complesso, tortuoso e non privo di pericoli.

Scenario normativo

L’attuazione del DPR 153/2008 ha avuto come effetto un iniziale aumento degli attori nel mercato (il numero degli Istituti operanti in Italia nel 2010 sarebbe infatti passato da 933 a 966 unità, anche se non esiste un monitoraggio ufficiale e la situazione potrebbe già essersi invertita). Certo è che l’aumento di attori non ha coinciso con un aumento di fatturato, che nel 2010 è rimasto fermo sui valori degli anni precedenti.

I DM 154/2009

Clicca qui per scaricare il Dm 15 settembre2009 N154

sui servizi di Polizia sussidiaria (Regolamento recante disposizioni per l’affidamento dei servizi di sicurezza nell’ambito dei porti, delle stazioni ferroviarie e dei relativi mezzi di trasporto), per il cui espletamento non è richiesto l’esercizio di pubbliche potestà e che si aggiunge all’ormai vecchio e superato – ma ahimé ancora attivo – DM 85/1999 (Regolamento in materia di affidamento in concessione dei servizi di sicurezza in ambito aeroportuale), ha aperto e regolamentato segmenti importanti di business per la vigilanza.

Clicca qui per scaricare il D.M. 85 Gennaio 1999

Infine è divenuto – direi finalmente – attuativo il Decreto Ministeriale 269/2010, che supera il limite provinciale della licenza prefettizia lasciando alle imprese il compito di determinare i propri ambiti territoriali, in un quadro di regole omogenee per tipologia di servizi e per ampiezza degli ambiti operativi, nella logica del perseguimento di una più elevata qualità organizzativa e di servizio.

Tale scenario normativo non è però concluso: lo stesso Prefetto Gianfranco Tomato, Direttore dell’Ufficio per l’Amministrazione Generale presso il Dipartimento della PS, ha dichiarato pochi mesi fa che “il nuovo scenario della sicurezza privata sarà completo solo quando saranno realizzati altri due importanti tasselli previsti dal DPR 153/2008: formazione professionale delle guardie giurate e certificazione della qualità.”

Sfide in corso
In questo complicato panorama normativo si gioca l’attuale sfida per il mercato della vigilanza, sfida che vedrà ridefinire un nuovo modello di Istituto capace di rispondere al cambiamento.
Ma perché Porti, Aeroporti, Stazioni Ferroviarie dovrebbero rappresentare un’opportunità?
Le risposte sono contenute in due aspetti fondamentali: le garanzie economiche e il rispetto di norme dettagliate di matrice europea.

Vantaggio 1: risorse economiche garantite
Il DM 154/2009 ed il DM 85/99 definiscono quei servizi di sicurezza (security) che il privato (gestore di beni demaniali, quindi gestore aeroportuale o autorità portuale) può svolgere direttamente o attraverso Istituti di Vigilanza, ma l’aspetto fondamentale di tali norme è che le risorse economiche per il finanziamento di tali servizi vengono definiti dalle norme stesse (art 8. DM 154/2009 ed art. 8 del DM 85/99).
Al di là del tecnicismo normativo, le risorse economiche sono definite dal movimento di passeggeri – come pure di merci e posta – nei vari Porti, negli Aeroporti e nelle Stazioni Ferroviarie: poiché gli oneri sono a carico dell’utenza, più c’è circolazione e traffico, più ci sono risorse economiche garantite.

Vantaggio 2: norme europee dettagliate
Il secondo aspetto che rende queste aree operative un business appetibile (ma al contempo una sfida), è l’applicazione di norme europee molto particolareggiate in termini di security.

Tali norme definiscono i servizi, le modalità operative ed in alcuni casi anche le risorse da impiegare: un vero banco di prova per creare modelli d’impresa più resilienti alla norma ed al mercato, ossia capaci di acquisire quella somma di abilità, adattamento attivo e flessibilità che sono necessarie per adottare nuovi comportamenti in risposta ad un mercato sempre più complesso.

Ma a quali condizioni?

Condizione 1: formazione al centro
I decreti di riferimento sottolineano tutti un aspetto fondamentale: la centralità del valore umano, la Guardia Giurata, o se vogliamo l’”Addetto di Sicurezza” e il “Security Manager”.
Questo avviene tramite la definizione di percorsi formativi, dove per formazione non si intende un insieme di nozioni contenute in un cassetto, ma un mix di conoscenze che sono frutto di un piano organico teso a strutturare e rinforzare un percorso che ha un inizio ma che non ha una fine, poiché deve saper rispondere ai cambiamenti delle norme e delle tecnologie applicate alla security.

Lo stesso Decreto 154/2009 valorizza tale percorso formativo, disponendo che le imprese non debbano adibire il proprio personale di sicurezza a compiti diversi da quelli inerenti alla qualità giuridica da essi rivestita o per la quale abbiano ricevuto uno specifico addestramento documentato.
E lo stesso allegato “D” del Decreto capacità tecnica indica un percorso formativo iniziale, ma soprattutto dispone con cadenza annuale un aggiornamento professionale periodico delle Guardie Giurate.

Condizione 2: qualità dei servizi
Altra condizione per lo sviluppo di questo business è un’elevata qualità organizzativa ed operativa dei servizi, perchè sia l’organizzazione che i servizi sono quotidianamente monitorati e verificati dalle autorità competenti, nazionali ed europee.

A perfect world?
Un mondo perfetto, si dirà: ci sono risorse economiche disponibili, abbiamo professionalità e qualità da vendere, e allora perché non approfittare?
Perché anche nel mondo aeroportuale, portuale e ferroviario la logica del risparmio economico e della massimizzazione dei profitti spingono il Gestore Aeroportuale e l’Autorità Portuale a condizionare l’aggiudicazione delle Gare d’appalto per i servizi di sicurezza all’offerta economica, senza valorizzare le capacità aziendali, i progetti tecnici ed i valori umani.

Ma nonostante ciò, questo mercato offre anche grosse opportunità di crescita – non solo economica, ma anche professionale. Porti, Aeroporti e Stazioni rappresentano idealmente delle porte aperte su un mercato più esteso e potenzialmente interessante: quello europeo ed anche quello internazionale.
Ma proprio poiché rappresentano una porta, essa può essere in uscita ma soprattutto in entrata.

Marco Mazzanti

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