CCNL della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza: far west del costo del lavoro

05 Set 2023

di Redazione

Finalmente arriva un segno di vita dalle Associazioni del settore vigilanza privata e servizi di sicurezza, esautorate dalla magistratura assieme ai sindacati dei lavoratori (i quali tuttavia sono promotori dell’attuale rivoluzione giudiziaria). Nel lasciare ai lettori i commenti sulla lettera aperta con la quale ANIVP, UNIV e compagnia cantante si dichiarano disponibili a riaprire la discussione sul tema salariale del CCNL e non solo, noi ci poniamo qualche domanda.

Ma se il salario del CCNL della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza viene definito dai giudici e non dalle parti sociali, Associazioni e OOSS servono ancora a qualcosa?
Se il CCNL non ha più valore (per la parte economica sicuramente, per quella normativa a questo punto chissà), e se ogni azienda – perché commissariata o per timore di esserlo – fa il proprio costo del lavoro, a che serve avere un CCNL nazionale?

Perché se è giustissimo far valere l’art. 36 della Costituzione, che assicura al lavoratore una retribuzione dignitosa, esiste però anche un articolo 39, che dice che i sindacati possono stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.
Ed esiste pure un articolo 41 (l’iniziativa economica privata è libera), che rimette nelle mani del mercato, quindi della parti contrattuali, ma anche della clientela, il prezzo dei servizi di sicurezza.
Ed è inutile nascondersi dietro un dito: tra un’azienda (commissariata o in odor di commissariamento) che paga i lavoratori 300 euro in più e un’azienda che applica (legittimamente? E chi lo sa) il CCNL di riferimento, la clientela sceglierà sempre la seconda.

Come saranno quindi tutelati i lavoratori dell’azienda che (più che giustamente) paga di più?
Se non si può giustificare con il solito ricatto occupazionale lo schifo salariale prodotto dal negoziato delle parti sociale, il problema però resta serio, anche perché la tempesta ha colpito per ora le realtà più grandi, che assorbono gran parte degli appalti di servizi e la stragrande maggioranza dei lavoratori.

Forse – e specifico forse – sarebbe il caso di rimettere nelle mani delle parti sociali l’intera faccenda CCNL, in modo da alzare i salari di tutti, e al contempo salvare l’occupazione, aggiustare anche la parte normativa in modo da permettere, almeno in parte, di assorbire il contraccolpo dei rialzi.
E di permettere a tutti di salvare un minimo la faccia.

Clicca qui per scaricare la lettera aperta ANIVP-UNIV

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