La lista degli Istituti di Vigilanza Privata certificati ex norme UNI 10891:2000 (qualità dei servizi) e UNI CEI EN 50518:2014 e UNI 11068:2005 (centrali di monitoraggio e ricezione allarmi) conta 463 realtà. Poche, visto che i termini di adeguamento sono scaduti nel 2015 e nel 2017 per le aziende già certificate, con proroga al 31 gennaio 2018 e un aut aut al 30 aprile 2019. Passino i costi e gli iniziali problemi tecnici di adeguamento, e passi pure la pandemia, ma staremmo parlando di certificazione obbligatoria. Il condizionale è d’obbligo.
Giusto come esercizio di stile, consultatevi l’elenco, pubblicato ovviamente anche sul sito della Polizia di Stato: sono indicati l’Istituto, la provincia dove l’azienda ha la sede principale e il tipo di certificazione (I: qualità dei servizi; II: centrali operative).
E il numero totale. Un numero che fa concorrenza sleale verso chi ha investito tempo e denaro per un adeguamento sollecito, ma soprattutto che attenta alla sicurezza di un’utenza spesso ignara della stessa esistenza di un processo di certificazione.