La sicurezza non si improvvisa: no ai volontari per controllare i distanziamenti

25 Mag 2020

di Ilaria Garaffoni

La verifica dei distanziamenti in parchi, spiagge, piazze, movida e trasporti è davvero “il” nuovo mercato per guardie giurate, addetti ai servizi di controllo e operatori fiduciari? Forse no, visto che il Governo aveva annunciato l’arruolamento “volontario” – poi miracolosamente rientrato – di 60.000 percettori di reddito di cittadinanza per occuparsi di social distancing. Togliendo in sostanza lavoro a professionisti, formati e addestrati per svolgere quel mestiere in piena sicurezza, per darlo a chi già percepiva un reddito e non aveva un’idea nemmeno vaga del mestiere.
Ne abbiamo parlato con Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza-Confcommercio.

Oggi il Viminale dice che degli assistenti civici non sapeva un bel nulla. Ma solo ieri il ministro Boccia annunciava un bando per volontari (non pagati) da utilizzare nel controllo del social distancing…paradosso tutto italiano?

Un paradosso che non sorprende, visto che si era sentita anche circuitare l’idea di affidare il trasporto valori alla protezione civile e vista la scarsa considerazione del comparto sicurezza e vigilanza privata sul fronte istituzionale. Al netto di chi dovrà poi fare cosa sul fronte professionale (il social distancing è conteso tra più professionisti della sicurezza), resta l’idea di un Governo che persevera nel far fare cose a chi non le sa fare, al solo scopo di dimostrare che è veloce in battuta. Risultato: confusione totale.
Chi avrebbe poi selezionato e formato questi volontari? Chi avrebbe formato gli stessi formatori? Con quali risorse e con quali tempi, visto che al 3 giugno mancano la bellezza di 4 giorni lavorativi? Insomma: a chi si doveva fare un favore? E soprattutto con quali risultati, se pure le forze dell’ordine hanno fatto gaffe nella gestione dei distanziamenti?
Mandare allo sbaraglio 60.000 improvvisati sarebbe stato l’ennesimo errore, per giunta inutile (60.000 “assistenti civici” dissmiati su 7.456 km di costa italiana fa ridere per non piangere).
Ma soprattutto insesnato perché esistono già figure preparate, selezionate, formate, certificate e decretate per svolgere queste funzioni.
Non sarebbe più sensato consolidare e costruire posti di lavoro permanenti, creando occasioni di lavoro per settori che in alcuni casi sono stati fortemente penalizzati, piuttosto che far lavorare a costo zero chi già percepisce un reddito, per giunta temporaneo?

Il protocollo Mille Occhi sulla Città potrebbe rilanciare i servizi di natura “sanitaria” e magari regolamentare una materia nuova che richiede punti fermi e competenze?

Solo se si chiamerà “Mille Occhi sull’Italia”, ossia solo se il rinnovo di un protocollo che per 10 anni è stato soltanto oneroso per chi (gratuitamente) si è messo al servizio dello Stato, verrà riscritto tutto da capo. Ad esempio se verrà utilizzato come “sistema a punti” per mettere in graduatoria gli Istituti di Vigilanza Privata più meritevoli ai fini della concessione dei nuovi servizi sanitari, ma anche per superare pastoie burocratiche, evitare doppie decretazioni, agevolare la formazione…
Con questi presupposti ben vengano i mille occhi sulle spiagge, sui parchi, sulla movida, dove volete.
La verità è che il Covid-19 ha sdoganato diversi totem in materia di servizi eseguibili, rapporti di lavoro subordinato, organizzazione del lavoro. Il nuovo mondo che ci è stato consegnato imporrà un radicale cambio di passo ed una rivisitazione su tutti i fronti: dovremo tutti metterci in discussione, inclusi corpi intermedi e sindacalità. L’istituzione non può restare ancora indietro:  questa sarà la vera e più pericolosa sfida.

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