In ottobre le imprese della vigilanza privata minacciavano il recesso unilaterale dal CCNL per “sopravvenuta impossibilità di sostenere gli oneri del contratto nazionale e di secondo livello”. In sintesi: non c’era trippa per gatti. In quell’occasione le imprese chiesero al governo dei correttivi, ritenuti necessari per la sopravvivenza degli Istituti di Vigilanza Privata: 1) esonero del settore dal D. Lgs. 66/03 (orario di lavoro); 2) circoscrizione del campo di applicazione della vigilanza privata; 3) applicazione delle tabelle di congruità negli appalti; 4) censura dei network (approfondisci qui).
Ora, però, le trattative stanno vivendo un momento di ripresa. Che sia tornato a splendere il sole sulla vigilanza privata?
“Ahinoi no. Le condizioni economiche non sono cambiate e volgono al peggioramento” – risponde Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza. E allora perché riparte il tavolo?
Sostanzialmente perché il ministero del Lavoro ha chiesto un atto di “buona volontà negoziale” per raggiungere la massa critica necessaria ad ottenere gli interventi normativi richiesti. Insomma: aiutatevi che il ciel v’aiuta, dice il ministero, mica posso fare tutto io…
Allora il negoziato è ripartito – e con tanta buona volontà, visto che ci sono già le date dei prossimi due incontri (8 e 9 e poi 22 e 23 giugno).
D’altro canto, il ministero del Lavoro qualcosa ha concesso alle imprese.
Parlo della circolare n. 5 sugli appalti, che reca un inciso riferito alla tabella di costi del lavoro per la vigilanza privata (approfondisci qui) per valutare gli oneri della sicurezza.
Un altro punto chiave, invece, è rimasto ad oggi lettera morta, ossia la risposta all’interpello sull’esenzione della vigilanza privata dall’ex DL 66/03.
In ogni caso il tavolo si è riaperto, anche se con grandi difficoltà e con tre piattaforme sindacali distinte.
Si è scelto di procedere per argomenti da chiudere volta per volta, senza sconti, dubbi o rinvii.
Sul cambio d’appalto sembra che ci si possa mettere d’accordo, mentre il sistema di classificazione “semplificato” proposto dalle imprese non piace alla parte sindacale (“appiattisce tutte le professionalità su un unico livello, non solo eliminando i livelli 3°super e 4°super, ma anche non definendo alcuna mansione precisa, se non la definizione dei servizi. Restano solo il mantenimento della differenza economica per coloro che già sono inquadrati ad un livello superiore attraverso un trattamento ad personam, ed il riconoscimento di un’indennità oraria per alcune mansioni” – denuncia Sabina Bigazzi, Filcams- Cgil). Tuttavia, secondo Vincenzo dell’Orefice (Fisascat-Cisl), “con uno sforzo di ragionevolezza e moderazione, le attuali distanze possono essere superate”.
Ma c’è un altro aspetto importante: questa tornata contrattuale è un’occasione imperdibile per risolvere la questione dell’area grigia (o vigilanza disarmata, non decretata, portierato, controllo accessi o come diavolo si vuole chiamare). E’ stata istituita una commissione paritetica per verificare se l’area grigia si può regolamentare all’interno del CCNL sulla vigilanza privata, oppure in quale altro modo, visto che ad oggi si procede per analogia contrattuale usando, a seconda della convenienza, il CCNL dei portieri, il CCNL per pulimento e servizi integrati/multiservizi, il CCNL per ex-”buttafuori”, investigatori e controllo accessi, ecc. Guardate la nostra minifiction di denuncia per capire che succede.
La brutta notizia è che su questo argomento non è coeso nessuno: né parte datoriale, né parte sindacale. Non a caso per ora in Commissione non si è presa nessuna decisione. Probabilmente si finirà per chiudere il CCNL sulla vigilanza e far procedere in parallelo un’altra cornice contrattuale per regolamentare le figure disarmate, che sono ormai la maggioranza del business. O forse no, boh.
L’importante è la buona volontà :S