Guardia giurata, un lavoro ai limiti

04 Set 2010

di Ilaria Garaffoni

tachimetro

Un CCNL scaduto da 20 mesi, una qualifica che porta più oneri che onori, abusivismo, sfruttamento e infiltrazioni malavitose. Questo è il mestiere delle guardie giurate, gemelle minori delle forze dell’ordine per salario, tutele e rischi. Il tutto condito da una serie di limiti –  più che legittimi – che tuttavia possono mettere in seria discussione il senso stesso della loro attività di tutela e vigilanza.
Oggi ne presentiamo uno, banale se vogliamo, ma piuttosto esemplificativo. Il rispetto del codice stradale.

Prendiamo un controllo a seguito di segnalazione d’allarme provenienti dalla centrale operativa. A rigor di logica, la verifica ha senso solo se la guardia letteralmente si catapulta sul posto. Tuttavia la guardia giurata è vincolata ai limiti di velocità come qualsiasi cittadino. E giustamente.
Ma il risultato è che tre volte su quattro la pattuglia non arriva in tempo, le forze dell’ordine sono sempre troppo impegnate per recarsi sul luogo e il cittadino si ritrova con la casa svaligiata, pur avendo pagato un servizio di vigilanza privata. Difficilmente quel cittadino rinnoverà l’abbonamento. Ma a prescindere dal possibile danno economico, se un disgraziato mosso da senso del dovere si lascia scappare il pedale dell’acceleratore, non dico di 50 km ma di pochi kilometri orari, cosa accade? Fa la fine di Leonardo Cea, che si è beccato 700€ di multa e 15 punti in meno sulla patente per aver superato i limiti di pochi kilometri per tre volte in una settimana. L’azienda ha ovviamente pagato l’ammenda e poi si è rivalsa su di lui. Ora, nessuno vuole dare licenza di uccidere alle gpg ed è vero che per avere le carte in regola basterebbe limitarsi a segnalare l’allarme alle forze dell’ordine e portarsi con calma sul posto rispettando i limiti di velocità (tanto le gpg non possono nemmeno effettuare un arresto, quindi perchè correre sul posto?). Ma è altrettanto vero che così non si fa sicurezza. Forse non è propriamente un caso se in Europa siamo il fanalino di coda per il numero di collegamenti su allarme attivati.
Ma pensiamo ora a situazioni ben più gravi. Il codice della strada vale anche per un furgone blindato inseguito dai malviventi o imbottigliato nella A14 in un giorno a bollino nero. Qua non si tratta più di insoddisfazione del cliente (che in fin dei conti è un problema dell’azienda e amen), ma di rischio per la vita di chi sta trasportando delle somme ingenti e che magari si vede appioppare una multa per divieto di sosta. Il tutto mentre il regolamento del questore dice a chiare lettere che il mezzo blindato deve essere parcheggiato il più vicino possibile all’obiettivo (cliccate qui per un assaggio di letteratura sull’argomento…) 
In questi casi forse basterebbe usare un po’ di buon senso nell’applicare la sanzione, visto che le infrazioni commesse dai gemelli maggiori dalla polizia (ma anche delle assai meno a rischio auto blu), vengono regolarmente archiviate. O si potrebbero dotare anche le vetture delle gpg di un segnalatore luminoso da azionare in caso di emergenza, o comunque si potrebbero cercare delle soluzioni per circoscrivere le responsabilità delle guardie rispetto alle infrazioni minori (ovviamente se non sproporzionate o pericolose). Insomma, si potrebbe usare un po’ di elasticità per evitare di proporre dei servizi davvero ai limiti della sicurezza. E talvolta anche della decenza.

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