Torna alta l’attenzione sul tema dei network. Esemplificativo in tal senso il rovente minuetto tra operatori del settore vigilanza privata (rappresentati da Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza) e i buyer del mondo bancario, rappresentati dal responsabile Analisi Sicurezza del gruppo UniCredit Pietro Blengino durante il talk show dello scorso 30 giugno promosso da Federsicurezza. Ma cosa sono i network e perché danno tanto fastidio?
Un po’ di storia
I network sono delle agenzie di intermediazione, ammessi dall’art.115 del TULPS. Non possiedono la licenza richiesta agli istituti di vigilanza privata e si avvalgono di un pool di imprese per fornire i servizi venduti. Nascono in un contesto storico e di mercato in cui ogni istituto di vigilanza era vincolato da una licenza operativa limitata al territorio provinciale. Questo complicava le contrattazioni dei grandi committenti: pensiamo ai gruppi bancari con filiali in tutta Italia, costretti a stipulare fino a 109 contratti per le 109 province italiane. I network sono nati così, ma ben presto hanno assunto una piega diversa: quella speculativa. Non avendo licenza di sicurezza privata, i network non sono infatti assoggettati alle tabelle di congruità, che invece dovrebbero vincolare gli istituti di vigilanza privata a non scendere sotto una determinata soglia di prezzo. Quando viene emanato un bando per servizi di vigilanza, 2 volte su 3 alla gara partecipano i network, i quali subappaltano a prezzi inferiori. Via libera al sottocosto. Postilla: i maggiori network nascono dai portafogli dei gruppi di vigilanza privata più influenti, quindi chi stipula il contratto è di fatto lo stesso operatore che fornisce i servizi. Ovviamente a prezzi molto competitivi, e con il tacito benestare dei maggiori committenti – banche in testa. Ma la Corte di Giustizia, in una sentenza di dicembre 2007, ha liberalizzato le licenze di vigilanza privata, abolendo i limiti provinciali per l’operatività degli istituti.
A questo punto a che servono i network?
Correggere la patologia
Il governo ha assicurato che metterà mano alla materia.
Ma quando e soprattutto in che modo, visto che non è pensabile cancellare un settore operativo con un colpo di spugna senza scatenare le ire dell’Antitrust e della Commissione Europea?
Poiché per modificare un articolo di legge (l’art.115 del TULPS, che ammette l’intermediazione per servizi di vigilanza privata) non basta un provvedimento di rango ministeriale, il Sottosegretario all’Interno On. Alfredo Mantovano si è rivolto direttamente al Parlamento, sostenendo la proposta di legge dell’On. Isabella Bertolini (PDL).
Clicca qui per scaricare Proposta Bertolini 12 maggio 2010
Questa proposta essenzialmente circoscrive l’ambito di operatività dell’art. 115 per servizi di vigilanza alla pura intermediazione. Si vieta infatti alle agenzie d’affari di stipulare contratti che abbiano “ad oggetto diretto” i servizi di vigilanza o che subappaltino tali servizi agli Istituti di Vigilanza. Per favorire però quella flessibilità operativa necessaria per stare sul mercato, la proposta di legge consente agli Istituti di “affidare le relative attività a enti o a privati titolari della stessa licenza, nel limite massimo del 50 per cento dei contratti stipulati con un singolo committente”. In sintesi: se passa questa legge, si potrà solo subappaltare servizi (e nel limite massimo del 50%) ad altri Istituti di Vigilanza, anch’essi – almeno in linea teorica – assoggettati alle tabelle di congruità. Il limite del 50% è stato fissato per garantire una responsabilità diretta in capo ad un titolare di licenza di vigilanza per gran parte del valore dell’appalto. Quindi che dovranno fare gli attuali network? O prendono licenza di vigilanza privata ex art. 134 TULPS (e vengono quindi essei stessi assoggettati ai limiti tariffari), o non potranno più svolgere né in subappalto, né tanto meno direttamente le attività di vigilanza.
Arriva tardi
“Un passo importante verso la risoluzione di un problema che ha inciso pesantemente sulla crescita del settore, anche se arriva quando ormai i danni peggiori sono stati fatti”- dichiara Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza. In effetti, i network servono essenzialmente alle banche e gli ultimi grossi appalti (quelli che hanno destato maggior scandalo) sono ormai stati assegnati alle agenzie d’affari e procederanno pacificamente fino a fine corso. Nel frattempo le banche si sono armate fino ai denti e si apprestano a soppiantare la vecchia guardia giurata con nuove tecnologie, certamente meno onerose rispetto al costo uomo di un operatore di vigilanza. Quindi è probabile che tra 24 mesi (ossia alla scadenza dei maggiori appalti in corso) le banche emaneranno bandi per un volume di servizi assai inferiore rispetto al passato. Resterà forse in outsourcing il trasporto di valori, ma gli altri servizi verranno probabilmente dimezzati.
Insomma, ben venga la legge, ma arriva a contare le briciole di un mercato ormai spezzato.