Ronde in solitaria, niente vetri antisfondamento, catarifrangenti o lampeggianti. Le guardie giurate vigilano nell’oscurità, mettendo a rischio la propria sicurezza con ronde invisibili.
Sono alcuni degli effetti del processo di liberalizzazione della vigilanza privata: fino al 2008, infatti, ogni questore emanava un regolamento unico per gli istituti operanti nella provincia di competenza. Regolamento che in molti casi prevedeva come regola-base i servizi di ronda in coppia e la previsione di dotazioni luminose sulle autopattuglie.
Da quando però gli istituti di vigilanza sono stati abilitati ad operare anche su più aree provinciali, al questore non resta che “approvare” (d’intesa con gli altri questori interessati) il regolamento di servizio che viene proposto dal singolo istituto. Risultato: le imprese tirano a spendere il meno possibile e raramente propongono la ronda a due guardie. I vigilantes rischiano quindi di trovarsi in mezzo alla strada, di notte, da soli e senza possibilità di segnalare adeguatamente la propria posizione.
Ma questa liberalizzazione non si limita a mettere nei guai le guardie, ma inficia anche la corretta concorrenza tra imprese, visto che ciascun istituto operante sullo stesso tessuto provinciale può presentare un proprio regolamento di servizio. E di rado il mercato premia gli imprenditori più scrupolosi. La crisi e il florilegio di nuove licenze sbocciate dopo la liberalizzazione del settore hanno fatto il resto. Il tutto in barba agli obiettivi (dichiarati) della riforma di sbarrare l’ingresso sul mercato alle imprese ritenute incapaci di produrre livelli qualitativi accettabili.
Per evitare distorsioni e furberie (non aliene al modus operandi del settore), il decreto sulla capacità tecnica delle imprese, ora al vaglio del Consiglio di Stato, reca l’allegato D, che stabilisce le regole tecniche minime cui ciascun regolamento di servizio deve attenersi, da Aosta a Pantelleria. Tra gli standard minimi, si annovera la presenza di un solo uomo per intervento su allarme e ronda ispettiva. La pattuglia deve essere operata a bordo di un’auto di servizio radiocollegata, localizzata con sistema satellitare e dotata di faro di profondità, che consente di illuminare l’obiettivo già a distanza.
La ronda è prevista quindi di regola con una guardia sola, anche se ogni istituto di vigilanza dovrà essere in grado di garantire, in caso di necessità, l’intervento di una seconda autopattuglia composta da un’ulteriore gpg. Certamente la scelta tra inviare una o due guardie di ronda dovrà essere poi sottoposta al vaglio dal questore, che la rapporterà alla situazione locale del tessuto economico e criminale (Scampìa non è Bolzano). Ma, nelle more del decreto, da Udine a Lucca si alza la richiesta di revisione dei regolamenti di servizio. Soprattutto da parte di quanti, spesso a costo di sacrifici sulle contribuzioni, erano abituati a condizioni di sicurezza più efficaci.