Vigilanza privata, anche l’ANIVP spara sui network

15 Dic 2010

di Ilaria Garaffoni

non-sento-non-vedo-non-parlo

Dopo la bombardata di lettere di ASSIV e Legacoop, è l’ora di ANIVP, Associazione nazionale di categoria della vigilanza privata parte dell’ombrello Federsicurezza. Dalla sede di Torino è partita l’ennesima lettera, indirizzata all’Associazione che rappresenta le committenze bancarie, per denunciare i rischi dell’affidamento ai network delle pratiche di acquisto dei servizi di sicurezza privata. Dumping, violazioni varie ed eventuali, deresponsabilizzazione dei soggetti coinvolti, servizi scadenti sono solo alcune delle pratiche denunciate dalla lettera. Sarà dura per le banche continuare il giochino delle tre scimmiette.

Spett.le
A.B.I Associazione Bancaria Italiana

OGGETTO: Affidamento servizi di vigilanza da parte della committenza bancaria.

Preso atto di quanto già fatto da altre associazione del nostro comparto, riteniamo opportuno con la presente sottoporre alla Vostra attenzione la necessità di rivedere le modalità di acquisto dei servizi di sicurezza effettuate dalle committenze bancarie tramite i cosiddetti networks, ex art. 115 TULPS.
Ad oggi difatti le modalità di utilizzo degli intermediari per l’affidamento dei servizi di vigilanza privata hanno chiaramente evidenziato le seguenti principali criticità:
– una non sempre chiara o assente conoscenza da parte delle banche dei soggetti cui l’intermediario affida il servizio;
– politiche di dumping da parte di alcuni intermediari esclusivamente basate sul prezzo;
– la deresponsabilizzazione di tutti i soggetti della filiera contrattuale;
– la disapplicazione di norme di riferimento per il settore.

Le criticità sopra esposte riteniamo altresì trovino terreno ancor più fertile laddove la committenza bancaria decide di interloquire con intermediari completamente avulsi dal settore, privi quindi di quella minima conoscenza delle realtà imprenditoriali che operano sui diversi territori, basando esclusivamente la valutazione sull’offerta minore. Un atteggiamento di questo genere non lascia intravedere alcun valore aggiunto all’attività di un intermediario, né in termini di scelta degli operatori ne di qualità dei servizi e neppure di know how operativo/amministrativo. Gli unici effetti a cui può portare sono: un servizio scadente; il frequente avvicendarsi delle società impegnate nei servizi; lo svilimento economico delle attività, con conseguenti riverberi negativi sia per la committenza bancaria che per il nostro settore.
La scrivente sarebbe pertanto lieta si potesse aprire un confronto, utile ad approfondire la  problematica, con l’obiettivo di individuare possibili soluzioni.

Distinti saluti.
A.N.I.V.P.

 

 

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