Con il DM sulla capacità tecnica si è compiuto il primo passo della riforma delle investigazioni private.
E tutto sommato, a parte qualche reazione più o meno scomposta, non ci sono stati degli strappi drammatici da parte del tessuto operativo. La maggioranza degli investigatori non sembra insomma rifiutare drasticamente il nuovo perimetro imposto dalla riforma ad una professione che, nelle sue frange meno disciplinate, sguazzava nelle falle dei vuoti normativi. E, a lungo termine, sembra anche aspettarsi una “ricompensa”.
Leggiamo le prime reazioni alla riforma nelle parole di Piero Provenzano, Presidente del Comitato Studi Legislativi di Federpol.
Lei è il collettore di grande parte dei quesiti dei soci: proviamo a leggere le reazioni del settore alla riforma attraverso le domande che riceve? Quali sono i dubbi più frequenti degli investigatori?
Fisiologicamente, una riforma che arriva dopo 80 anni di vuoto non può che creare dei timori.
Conseguentemente, le domande più frequenti sono relative alle modalità e alle tempistiche di adeguamento, alle procedure e alle modulistiche per conseguire i nuovi parametri imposti dal DM sulla capacità tecnica, come pure alle modalità per affrontare e superare i nuovi percorsi formativi richiesti dalla norma.
Qualcuno vede in questa riforma solo un meccanismo di sottrazione: meno libertà operativa, nuovi paletti e restrizioni, costi più elevati. Secondo lei la riforma porterà un incremento o un decremento del business?
La riforma è volta essenzialmente a riqualificare la professione dell’investigatore privato.
In questa prima fase, come tutte le rivoluzioni, richiede dei sacrifici agli operatori, una riorganizzazione ed un ripensamento del nostro modo di porci e di operare, ma ad una proiezione futura creerà sicuramente delle nuove opportunità di business.
Inoltre la riforma, colmando un vuoto legislativo, riqualifica la figura dell’investigatore privato inteso come operatore di giustizia che affianca l’avvocato, le imprese e i privati nell’acquisizione degli elementi di prova in sede giudiziaria, aprendo senz’altro nuovi sbocchi anche nel segmento delle indagini difensive penali.
Quindi non avete solo perso da questa riforma: vi aspettate anche di guadagnarci qualcosa?
Sono certo che guadagneremo qualcosa. Il DM è solo l’inizio di un percorso; non certo la sua fine.
Finora sono stati posti dei paletti con l’individuazione degli elementi di qualificazione imprescindibili per poter operare, ma una volta che la riforma sarà entrata a regime, questi principi ci saranno utili per richiedere dei riconoscimenti ulteriori, coerenti con la professionalità e la formazione che ci sono state imposte.