Mancano 5 giorni a Capodanno e non ci sono addetti alla security per le attività di intrattenimento e spettacolo. Il motivo? Lo stop di movida, eventi e fiere causato dalla pandemia ha bruciato migliaia di posti di lavoro e gli addetti hanno cercato altro. AISS – Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria – aveva avvertito le autorità, pregando di reimpiegare gli addetti alla sicurezza nella gestione del distanziamento siociale, ma è rimasta inascoltata. Quindi? Quindi finirà come sempre: si useranno le associazioni di volontariato, che – oltre a dequalificare il settore – abbassano le paghe eludendo tasse e contributi con i rimborsi spese. Capodanno col botto? Speriamo di no.“Un mercato difficile quello della sicurezza privata – dichiara Franco Cecconi, Presidente di AISS – dove i soggetti autorizzati dalle Prefetture sono costretti a subire la concorrenza sleale di concorrenti privi di qualsivoglia competenza e autorizzazione, come accaduto quando venne modificato il Decreto dell’ex Capo della Polizia Gabrielli sulla gestione degli eventi e delle sagre: una modifica che doveva rispondere a oggettive esigenze di piccoli eventi ma che, nei fatti, si è rivelato un boomerang sia per la Sicurezza sia per gli Istituti autorizzati. I quali, da quel giorno, sono costretti a convivere con pseudo-associazioni di volontariato, che oltre a dequalificare il settore pongono in essere una pericolosa attività di dumping, abbassando sotto le soglie consentite dalla Legge le paghe degli operatori. E così eludendo tasse e contributi attraverso rimborsi spese”.
Molti operatori in possesso di autorizzazione prefettizia durante il Covid sono stati costretti a trovarsi una diversa occupazione e ora, in piene festività, il mercato richiede un numero di operatori autorizzati superiore alle disponibilità degli Istituti.
“In primavera avevamo lanciato un appello – prosegue Cecconi – affinché venissero istituiti corsi regionali gratuiti per gli aspiranti Addetti ai servizi di controllo, ma non stati implementati, tranne rare eccezioni come a Genova, dove la disponibilità e la comprensione delle esigenze di sicurezza e legalità da parte del Prefetto e delle Autorità tutte hanno consentito di inserire nel protocollo d’intesa territoriale una quota di personale di supporto, così come previsto dal D.M. 24 Novembre 2016. La scarsa attenzione del Legislatore per il settore della Sicurezza privata si rileva anche nel palese contrasto con la gerarchia delle fonti. Nello
specifico, il D.M. del 2016 (che consentirebbe l’applicazione del D.M. del 2012) viene subordinato ad un Protocollo d’intesa territoriale mai sottoscritto in numerose Prefetture Italiane, oppure scaduto, lasciando nei fatti nell’impossibilità di garantire la Sicurezza da parte degli Istituti autorizzati, secondo quanto previsto da Regi Decreti (nelle norme ci sono ancora Regi Decreti!), D.M. e Circolari.
“Come Associazione – conclude il Presidente Cecconi – ci appaiono sempre più necessari dialogo e confronto con la Politica. Gli interventi richiesti da A.I.S.S. consentirebbero agli Istituti autorizzati ai sensi dell’art 134 del T.U.L.P.S. di poter operare utilizzando personale di supporto anche nelle numerose Province sprovviste di accordo quadro territoriale, garantendo il fatto che tali Addetti siano in possesso di contratto di lavoro subordinato con il titolare dell’Istituto autorizzato; che posseggano i requisiti di cui all’art.11 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (approvato con Regio Decreto 18 Giugno 1931, n. 773); che l’elenco nominativo del Personale con mansioni di supporto venga trasmesso in Questura e che, infine, il personale non iscritto avente mansioni di supporto eserciti le proprie funzioni sotto il coordinamento e sotto la responsabilità del personale iscritto all’elenco prefettizio”.