Basta lamentarsi che il DM 269/2010 non produce effetto nella vigilanza privata! Dal 4 settembre è entrato in vigore il Decreto n. 114 del 4 giugno 2014, che pone il primo tassello (ne manca un pezzo, invero) per definire il nuovo schema certificativo che chiuderà il cerchio virtuoso della qualità nella vigilanza privata. In realtà manca anche il Decreto sulla formazione delle guardie giurate per chiudere davvero il cerchio, ma non sottilizziamo. La certificazione è un passo importante perchè, per supplire all’endemica carenza di personale dell’autorità tutoria, privilegia un meccanismo di autocertificazione…trasformando un regime di qualità finora volontario in cogente. Insomma, la certificazione non è più un percorso spontaneo, ma diventa obbligatorio se si vuole entrare – o se si intende restare – sul mercato. Certo manca ancora il primo e fondamentale tassello: il Decreto con la lista degli organismi di certificazione accreditati dal ministero dell’Interno. Nelle more, possiamo però già dire che si farà riferimento (anche ma non solo) alle categorie di certificazione più compatibili, ossia: UNI45011 per istituti di vigilanza e servizi, CEI EN 50518 per le centrali operative e ISO17024 per il professionista della security. Possiamo anche già dire che Federsicurezza, Federazione del settore vigilanza e sicurezza privata aderente a Confcommercio, sta stringendo importanti convenzioni con UNITER, primo ente in Italia ad aver lanciato la certificazione del servizio, per essere immediatamente pronta con consulenze e audit.
Chi prima si muove, meglio alloggia.
Rimandando ai più ardimentosi la lettura integrale del Decreto sulla certificazione, suggeriamo di leggere attentamente la circolare che il ministero dell’Interno ha mandato il 9 settembre a suoi Prefetti e Questori. Per gli operatori del settore sarà più facile ipotizzare cosa ci sarà da aspettarsi quanto meno nei prossimi 12 mesi.
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