Quando la vigilanza privata viene pagata dopo 5 anni

26 Ott 2012

di Ilaria Garaffoni

grida-Manzoniane

…Ma l’Unione Europea non aveva risolto il problema del ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni? Non era stata introdotta una norma che lasciava solo due alternative: o si paga in tempo o dopo 30 giorni scattano gli interessi e alle banche tocca anticipare le fatture?
La norma c’è, ma i tempi di recepimento – anche se il Governo vuole chiudere la partita entro fine anno – continuano a far morire di crediti le imprese. Vigilanza privata inclusa.

All’ultima riunione del TAIIS (Tavolo Interassociativo Imprese dei Servizi) è intervenuta anche la vigilanza privata rappresentata in Federsicurezza, evidenziando che i servizi erogati dalle imprese del settore, per loro natura labour intensive, non permettono di rinviare la fetta più grossa dei pagamenti aziendali, ossia i salari delle guardie giurate, i contributi e le tasse.

Pertanto, per gli Istituti di Vigilanza Privata i ritardi di pagamento sono una vera piaga che pone le aziende in estrema difficoltà. E non solo sul piano finanziario, dal momento che il problema dell’incasso si innesta in un quadro economico di per sé negativo, al quale vanno sommati gli oneri richiesti alle aziende per l’adeguamento alla riforma di settore (DM 269/2010) e infine gli oneri per ottenere l’anticipazione delle fatture inevase.

E qui il problema s’infittisce, perché – salvo eccezionali rapporti fiduciari con i Dirigenti di Banca – è tuttora pressoché impossibile ottenere gli anticipi dei crediti, ancorchè pienamente certificati.
E questo nonostante il ministro dell’Economia Grilli dichiari che “la certificazione dei crediti sta funzionando bene e che sono ancora disponibili 1,4 mld di euro”. Ora, senza nulla togliere alla bontà dell’iniziativa, se i fondi rimasti sono destinati a compensare le fatture inevase con dei Titoli di Stato, è facile intuire perchè nessuno li abbia richiesti.

Ma c’è un altro aspetto: anziché limitarsi a riconoscere gli interessi moratori, si tende per lo più a “concordare” (leggi: imporre), quando va bene, una riduzione degli stessi.
E se il ritardo medio dei pagamenti nel settore dei servizi va da 150 a 300 giorni, nella vigilanza i debitori se la prendono decisamente più comoda: “oltre 6 mesi in Basilicata, oltre 1 anno in Piemonte, oltre 2 anni in Lombardia, da 1 anno e mezzo a 2 anni e mezzo in Lazio, oltre 3 anni in  Campania, oltre 2 anni in Puglia, fino a 5 anni in Sicilia” – denuncia Claudio Gatti di Federsicurezza.

Il fenomeno riguarda principalmente le committenze pubbliche (amministrazioni sanitarie, aziende municipalizzate), ma anche quelle private, con conseguenze esiziali per il settore.
Il TAIIS dovrà quindi vigilare affinchè alle norme, una volta recepite in Italia, venga data reale effettività, perchè il rischio è che restino – come spesso accade in Italia – delle proverbiali grida manzoniane.

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