Perchè il terrorismo non ha colpito l’EXPO?

20 Gen 2016

di Ilaria Garaffoni

expoOvviamente meglio così, ma l’interrogativo è lecito. Né in fase preparatoria, né durante l’esposizione universale il sito di EXPO è stato oggetto di attacchi terroristici. Nessuna organizzazioni di matrice politica, religiosa o ambientalista è riuscita a compiere attività terroristiche nel sito espositivo di Rho. Di fronte alle continue espressioni di violenza politica che si susseguono in diverse parti del mondo, è lecito chiedersi perché un evento così unico e particolare ne sia andato esente. Sentiamo la tesi di Cristian Ricci, Direttore dei Corsi del Centro di Formazione in Maritime Security  di IMI Security Service.
Possiamo dire che l’esposizione universale non sarebbe stato un obiettivo pagante per le organizzazioni terroristiche?
Il tutto porta a credere al contrario. EXPO Milano è stato, per molti motivi, un obiettivo interessante per organizzazioni terroristiche di diversa matrice.
Provo quindi a dare una risposta sul perché nulla sia successo, partendo da alcuni dati di fatto: sappiamo che l’atto terroristico non è il fine di un’organizzazione terroristica, ma è il mezzo per raggiungere uno scopo e che lo strumento del “mezzo terroristico” è utilizzato tanto e quanto è utile al fine. Altresì, sappiamo che le risorse delle organizzazioni terroristiche sono limitate e sottostanno alla relazione tra costi e benefici.

Fatte queste brevi premesse, provo a proporre in maniera altrettanto sintetica la mia tesi  – che certamente non può essere esaustiva e – che desidera essere solo il motivo per iniziare una riflessione sull’efficacia della security privata, nelle diverse attività umane che contemplano questa tipologia di rischi.
Credo  che ciò che ha permesso ad EXPO di mantenere l’iniziativa nell’attività di antiterrorismo, e pertanto di non subire operazioni terroristiche, sia stata la presenza di un sistema di attivo di gestione della security, affidato ad un team ad hoc.  Mi spiego meglio: EXPO Milano ha posto in atto un sistema complesso di protezione composto da esercito, forze speciali, forze di polizia, servizi di sicurezza privati e sistemi tecnologici, i quali però sono stati animati, pur nei limiti delle competenze, da un Security Team in presidio h24, che è stato in grado – a volte anche senza la piena avvertenza – di rendere dinamica l’azione di prevenzione e deterrenza, soprattutto segnalando  i “warning intelligence” e intervenendo direttamente su ogni  gap,  con la certezza di avere un supporto qualificato, qualora fosse stato necessario.

Il successo, anche in termini di security, di EXPO Milano – che con i sui grandi numeri  (6 mesi di attività continua, oltre 22 milioni di presenze, un milione di mq di superficie) non rendeva facile l’attività degli operatori – conferma la bontà e l’utilità della presenza di una security dedicata.
L’ottimo risultato di EXPO in termini di security privata va a sommarsi a quanto già era stato dimostrato, per esempio, nei fatti terroristici del Bardo (Tunisia) compiuti proprio lì, contro i passeggeri di alcune navi da crociera, perché i controlli portuali – a seguito dell’applicazione dell’ISPS Code – hanno reso molto  difficile colpire le navi in porto; od ancora ai tragici avvenimenti di Parigi del novembre scorso, dove un attentatore si è fatto esplodere fuori dello stadio perché non è riuscito ad accedervi grazie alla presenza dei servizi di security.

Certo, condivido il fatto che la principale azione contro il terrorismo sia di carattere culturale, finalizzata a mostrare l’erronea idea che supporta la violenza politica, ma dove essa non sia possibile o non sia efficace è necessario l’uso di un security dinamica che – proprio per la natura pensante del soggetto che organizza l’azione terroristica – non può limitarsi solamente al rispetto di piani e procedure (necessarie – magari – per raggiungere la conformità a normative cogenti o di standardizzazioni), ma deve saper governare – cioè ordinare – la realtà affinché resti sicura. Per ordinare la realtà è necessario prima di tutto guardarla e poi avere la forza per riordinarla. In EXPO, pubblico e privato si sono incontrati nel rispetto di questi compiti: a noi osservare, verificare, prevedere; alla forza pubblica quello di ripristinare.

Il modello di security di EXPO è stato questo ed ha funzionato.
Certamente non sempre è stato facile applicarlo, ma è risultato efficace e può essere il modo per rendere più sicura la vita di tutti.
I nomi dei componenti del Security Team di EXPO Milano 2015: BORDIERE Paolo, DI CASTRI Francesco, MICAELI Michol, MELIDDO Gerardo, MONTEPAONE Raffaele, RICCI Cristian, ZEOLI Roberto, diretti da DI CASOLI Manuel.

I Video


Consigliati


Archivi