Il 29 aprile è stata rilasciata un’interessante indagine di mercato coordinata dalla Commissione Europea e focalizzata sulla percezione di sicurezza dei cittadini dell’Unione (Europeans’ attitudes towards security). In termini generali, gli Europei si sentono sicuri: 9 cittadini su 10 si sentono sicuri nel proprio ambiente, nel loro paese e nell’Unione Europea nel suo complesso. Ovviamente in alcuni paesi ci si sente più sicuri che in altri (Danimarca e Finlandia sono senza dubbio più semplici da abitare, rispetto ad esempio alla Bulgaria). Cresce tuttavia la paura per le minacce del terrorismo e dell’estremismo islamico (la ricerca è stata peraltro realizzata in pieno Charlie Hebdo): metà degli intervistati considera la minaccia terroristica concreta (erano meno di un terzo solo nel 2011) e il pericolo sempre più imminente, visto che per l’86% dei cittadini europei l’instabilità politica e i fanatismi extra-EU sono i focolai più pericolosi di minaccia. Stando così le cose, su chi contano i cittadini europei per frenare o quanto meno tamponare queste avanzate?
Polizia e apparato giudiziario, che tuttavia – pur operando, secondo la maggioranza degli intervistati, in maniera apprezzabile – potrebbero fare di più. Interessante la fiducia che i colleghi europei hanno verso istituzioni che in Italia stanno invece collassando sotto il peso di una burocrazia elefantiaca o di finanze ormai dissanguate.
La bella notizia è che le restrizioni ai diritti fondamentali dei cittadini UE (privacy, movimento) dovuti alla minaccia terroristica, pur percepiti come tali, non sono però vissuti con insofferenza. Lo stesso uso di tecnologie di controllo è ritenuto positivo per i suoi riflessi sulla sicurezza in Europa.
E nel Belpaese? L’Italia, pur allineandosi ai risultati in termini generali, supera quasi sempre la media europea per le risposte “estreme”. Ossia: chi si sente insicuro in Italia, si sente molto più insicuro dei colleghi europei. I motivi? In particolare la situazione economica ed occupazionale interna, che presentano un impatto molto forte sulla percezione di sicurezza dei cittadini. E, ovviamente, terrorismo, estremismi e criminalità organizzata – specchio di un paese di frontiera vessato dalle mafie e da flussi migratori incontrollati. Un elemento distintivo nelle risposte degli italiani è il timore di calamità (naturali e provocate dall’uomo), cambiamenti climatici e inquinamento. Un dato che forse non deve sorprendere nella terra dei fuochi, delle alluvioni e dell’Ilva. Interessante anche il giudizio su chi ci deve proteggere: seppur complessivamente positivo, diventa molto più critico della media europea in quegli italiani che ritengono che si dovrebbe fare molto di più. C’è quindi spazio per un maggiore intervento della sicurezza privata?