Guardie giurate sotto stress: ascoltatele!

07 Dic 2010

di Ilaria Garaffoni

urbano-art

Stress lavoro – correlato, counseling, ascolto del lavoratore, eustress, distress. Concetti decisamente nuovi per un settore ingessato come la vigilanza privata. Concetti che tuttavia assumono un valore forte proprio in questa complessa congiuntura perché, oltre a sostanziare ormai un obbligo di legge, offrono un’opportunità per gli Istituti di vigilanza che vogliono intraprendere un percorso qualitativo.
La stessa ricetta – guarda caso – richiesta dai decreti attuativi del regolamento di riforma della vigilanza privata, a partire da quello sulla capacità tecnica.

Se infatti alla scomparsa delle àncore normative del settore non sono seguite né una risposta esaustiva del legislatore, né una spinta imprenditoriale sufficientemente innovativa, puntare sulla qualità dell’offerta diventa ormai l’unica alternativa possibile per stare sul mercato.
Ma cosa c’entra la qualità dei servizi di vigilanza offerti con lo stress delle guardie giurate? C’entra parecchio, perché una gestione dei processi capace di creare un clima di benessere sul lavoro consente di passare dalla mera produzione alla “produttività”, che è quella che fa fare i soldi. In sostanza: se le guardie vengono messe nelle condizioni di lavorare più che decentemente, di non portare a casa lo stress accumulato sul lavoro (e di non portare sul lavoro lo stress delle mura domestiche), di non subire strutture troppo gerarchizzate o turni massacranti, di essere formate abbastanza bene da non ammazzarsi con l’arma ma anche da portare valore aggiunto alla collettività con i loro servizi, allora anche l’azienda può puntare in alto, offrire servizi d’eccellenza e competere sul terreno sano della qualità. Il tutto semplicemente ascoltando il lavoratore e coinvolgendolo nell’individuazione dei processi stessi.
Fantascienza? Considerato il clima generale, parrebbe di sì. Basta pensare all’illegalità diffusa, al CCNL scaduto da due anni, al mancato rispetto dell’ABC della sicurezza sul lavoro per mettersi le mani nei capelli. Ma è chiaro che mettendo in piedi dei processi virtuosi ci si guadagnerebbe tutti: imprese e lavoratori. Ci vogliamo credere? L’Ente Bilaterale della Toscana ci crede, dal momento che ha promosso un evento dedicato allo stress lavoro – correlato e dal momento che gli enti paritetici potrebbero giocare un ruolo determinante nella definizione di percorsi virtuosi per le imprese. Fusse che fusse che è arrivata l’ora di dare un colpo di spugna al passato e di pensare in grande? Guardatevi questa intervista alla Presidentessa di Ebivtoscana, e poi datevi una risposta.

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