www.vigilanzaprivataonline.com è una rivista d’opinione e non tratta gli episodi di cronaca nera – e tanti ce ne sarebbero da raccontare, purtroppo, nel settore della vigilanza privata.
Tuttavia certi gesti vanno oltre la cronaca, oltre il fatto e la persona, per aprirsi a riflessioni di più ampia e drammatica portata. E’ il caso di un uomo, una guardia giurata, che ha perso il posto e si è suicidato. Non è il primo nè sarà purtroppo l’ultimo, come non è il primo nè l’ultimo imprenditore che si toglie la vita perchè ha perso non solo la propria fonte di sostentamento, ma anche ciò che genera, moltiplica e restituisce dignità alla vita di una – spesso di tante – persone.
Ci pensino quindi con attenzione gli scienziati e i professori che siedono al Governo prima di fare tagli e riforme lavoricide.
E si mettano una mano sul cuore anche le autorità tutorie, che spesso sanno ma fingono di non sapere, che nella vigilanza privata è prassi imporre degli orari di lavoro insostenibili, vessare gli operatori e licenziare con estrema disinvoltura.
Clicca qui per scaricare Illegalità istituti di vigilanza romani – savip 2012
Spesso con risultati devastanti per i lavoratori, le famiglie e la collettività tutta.
Perchè le guardie giurate sono lavoratori armati esposti a forte stress, con tutto quel che ne può conseguire. I numeri di questa “strage silenziosa”, com’è stata definita, sono drammatici.
Solo in Lazio si calcolano 796 infortuni e 2 morti nel 2008; 850 infortuni e 2 morti nel 2010; 788 infortuni e 2 morti nel 2011; 4 suicidi finora nel 2012.
E’ scaduto il termine per l’adeguamento al DM 269/2010: è quindi tempo, per chi ha responsabilità, di aprire gli occhi, di elevare sanzioni, di cancellare abusi e distorsioni, di evitare che le cronache si riempiano di morti ammazzati o suicidi e di istituti di Vigilanza che lavorano fuori da ogni regola. Gli Istituti sani chiedono che venga eliminata la concorrenza sleale; le guardie chiedono che cessino atteggiamenti e scelte gestionali che possono portare, in casi estremi, anche alla morte.
Ilaria Garaffoni