L’articolo di Bastiancontrario sull’uso delle armi da parte delle guardie giurate e sulla possibilità di riaprire delle armerie presso gli Istituti di Vigilanza Privata ha sollevato un gran polverone, soprattutto sui social. Il tema è senza dubbio divisivo, oltre che complesso, quindi crediamo che l’unico modo per affrontarlo accantonando l’emotività sia ancorarci alla norma e cercare di illustrarl al meglioa. Rimandando a Facebook e Linkedin per le altre osservazioni, pubblichiamo qui una lettera al Direttore che – al netto dei toni coloriti, che comunque accettiamo – pone sul piatto un tema interessante sul porto d’armi per affrontare l’argomento in modo più circostanziato. Di seguito la lettera e la risposta di Bastiancontrario.
Buongiorno, sono anch’io una GPG e trovo ingiusto l’articolo, oltre che fuorviante (come ormai accade spesso e volentieri con l’informazione pubblica). Detto ciò, ditemi numericamente quanti casi si sono verificati come questo, e mettetelo a paragone con i casi che invece avvengono con chi è appartenente alle forze dell’ordine, così magari prima di esprimere giudizi insulsi avreste dei dati. Sapendo già quali sono i dati, chiedo alle vostre menti illuminate, cosa facciamo quindi? Anche loro li lasciamo senz’armi fuori dal servizio, nonostante siano per decreto Pubblici Ufficiali anche non in servizio, quindi sempre operativi? Mi sarei invece aspettato un aiuto per cambiare il contratto Nazionale di noi GPG, visto che, oltre essere fermo da anni, non siamo riconosciuti nè operativamente, perché risultiamo operai, nè tanto meno economicamente! Dovreste fare qualcosa di serio in positivo per cause come queste, non demonizzare una categoria già all’osso per colpa di chi fa orecchie da mercante!
Cordialità
R.F.
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Non era certo mia intenzione demonizzare le guardie giurate, ma ho colto l’occasione di un evento che ha, indirettamente, interessato una (ex) guardia giurata per affrontare un problema serissimo che riguarda, come ha giustamente osservato il lettore, anche appartenenti (in servizio o ex) alle Forze dell’ordine.
La questione va quindi correttamente affrontata valutando la reale necessità di: 1) andare armati, 2) andare sempre armati!
In proposito, è utile ricordare che gli appartenenti alle Forze di polizia (e non alla Polizia Locale come ho già sottolineato nell’articolo incriminato), in virtù della qualifica di agente/ufficiale di pubblica sicurezza che rivestono, possono portare l’arma d’ordinanza (quindi quella che viene loro fornita dall’Amministrazione d’appartenenza) senza licenza; per tale motivo, non hanno un porto d’armi e non sono proprietari dell’arma che utilizzano. Arma che, essendo le qualifiche di p.s. permanenti (cioè efficaci 24 ore su 24 e su tutto il territorio nazionale), deve essere sempre nella disponibilità del titolare, finché questi non lascia definitivamente il servizio.
Non è, quindi, possibile, limitare il porto delle armi all’orario di servizio, piuttosto potrebbe ipotizzarsi, per gli appartenenti alle forze dell’ordine, un’implementazione delle attuali procedure di verifica del mantenimento delle condizioni psico-fisiche necessarie al porto di un’arma.
Ciò chiarito, resta il problema della proliferazione e della circolazione delle armi e della mancanza di un sistema di controllo efficiente ed efficace che è la vera causa di queste “morti annunciate”.
La possibile rimodulazione del porto d’armi delle guardie giurate non rappresenta, ovviamente, la panacea di questi mali, ma potrebbe costituire un passo – al quale altri dovrebbero aggiungersene – nella direzione auspicata di una concreta riduzione delle armi circolanti e di un reale controllo delle stesse.
Detto questo, solo una breve chiosa: con la riforma del 2008 è stato avviato un processo che ha tra i suoi cardini la professionalità e la sicurezza delle guardie giurate, il riconoscimento della funzione sociale del loro lavoro e, naturale corollario di questo, il miglioramento del trattamento economico.
Sono quindi sacrosante le rivendicazioni circa il rinnovo del contratto nazionale, come quelle sulla qualificazione giuridica (e adesso si parte dall’incaricato di pubblico servizio, mentre nel 2008 si partiva da zero!), ma questo non c’entra con le armi, che non connotano la funzione. Una guardia giurata, anzi meglio, un moderno operatore della sicurezza privata, deve riconoscersi per la professionalità e la specificità dei compiti, non per le armi che porta. La pistola non fa la guardia!