La sicurezza privata ai tempi del Coronavirus: intervista a Sicuritalia, leader in Italia

03 Mar 2020

di Ilaria Garaffoni

Che impatto sta avendo l’emergenza sanitaria sul mercato della sicurezza privata? Quali sono le committenze che risultano più colpite? Stanno nascendo servizi specifici o applicativi nuovi per fronteggiare l’emergenza? L’abbiamo chiesto al primo player del settore, che opera trasversalmente su diverse aree di servizio (dalla security nei siti ad alta criticità al pulimento, dalla travel alla cyber security) e che rappresenta la realtà numero uno in Italia per dimensione, tasso di sviluppo e solidità economico-finanziaria con ricavi per 650 milioni di euro, 15.000 dipendenti e 100.000 clienti all’attivo.
La parola a Lorenzo Manca, Amministratore Delegato e proprietario di Sicuritalia.

Che impatto sta avendo l’emergenza sanitaria sul mercato della sicurezza, secondo l’osservatorio privilegiato del primo player del comparto?

Ad oggi riscontriamo un comportamento molto equilibrato da parte della clientela: le aziende clienti si sono mosse con celerità per uniformarsi ai dispositivi emanati dalle Autorità, cercando di adattare alla propria realtà, lavorativa e logistica, le indicazioni emanate dal Ministero della Salute.
Le situazioni più complesse le abbiamo dovute affrontare insieme con i clienti che hanno grandi afflussi di dipendenti e visitatori nei loro complessi aziendali. In più casi sono stati attivati servizi di controllo dei flussi in accesso e di assistenza alla verifica della temperatura dei visitatori sotto la responsabilità di personale sanitario oppure, ad esempio, in relazione all’ultimo DPCM, nelle sale mensa ci è stato chiesto di provvedere a regolamentare gli accessi in funzione delle capienze e delle rotazioni previste per rispettare il Decreto, verificando che ogni dipendente pranzasse ad almeno un metro di distanza dall’altro. Nella Zona Rossa, le attività di zona da prestarsi in loco sono state sospese, mentre i servizi di caricamento ATM sono proseguiti, dotando il personale di appositi DPI. Per quanto concerne le attività legate alla travel security, molte aziende hanno richiesto un supporto consulenziale per affrontare la situazione al meglio, senza bloccare l’operatività ma badando ad informare adeguatamente i dipendenti ed a minimizzare i rischi.

In molti servizi tipici della sicurezza privata, l’esposizione al rischio è notevole per i flussi ai quali sono esposti gli operatori: quali misure cautelative e dispositivi di prevenzione ha messo in campo Sicuritalia per tutelare i dipendenti?

In un clima di generale incertezza ed allarmismo, abbiamo ritenuto che la strategia migliore fosse quella di attenersi alle disposizioni delle Autorità, con varianti più garantiste in relazione al buon senso ed al gradimento dei clienti. Per affrontare l’emergenza è stata immediatamente istituita una Task Force, che funge da riferimento per i clienti e per i dipendenti e che continuerà ad operare fino alla definitiva normalizzazione della situazione.

I Governatori delle Regioni più colpite hanno criticato le misure messe sinora in campo dal Governo. Qual è la vostra posizione e quali sarebbero le richieste di Sicuritalia al Governo Conte, alle prese con un maxi-decreto d’emergenza per sbloccare nuove risorse in deficit?

Occorre comprendere che si tratta di una situazione nuova anche per tutti. Il comportamento dei nostri governanti, il nostro comportamento, è figlio di un modello culturale che ci vede molto avvezzi a reagire con intuito e creatività alle situazioni nuove, piuttosto che affrontarle programmaticamente e preventivamente con apposite procedure codificate, come è il caso della cultura di matrice anglosassone, o piuttosto con un interventismo marziale, come è il caso della Cina. Nel nostro ruolo ci limitiamo ad osservare che oggi sarebbe fondamentale avere chiarezza da parte di fonti autorevoli ed univoche sui rischi effettivi e sulle modalità per tutelarci e reagire. C’è ancora troppa confusione. Inoltre, dal punto di vista pratico, occorre supportare le aziende nel reperimento dei DPI, che sono diventati difficili da reperire ed oltremodo costosi.
Per quanto riguarda i riverberi economici della situazione, il Governo deve stanziare dei fondi e varare dei provvedimenti specifici per supportare i settori più colpiti direttamente od indirettamente. Nel nostro contesto, le aziende che operano nella Zona Rossa hanno dovuto lasciare a casa il proprio personale ivi residente, con grave danno economico, che speriamo venga coperto da una Cassa Integrazione Straordinaria appositamente varata dal Governo. Se il calo della richiesta di servizi proveniente da aziende di settori colpiti, come per esempio la grande distribuzione, dovesse perdurare, auspichiamo che il Governo preveda forme di aiuto, agendo su oneri contributivi o fiscali ai quali le aziende sono soggette.

Torniamo per un istante alla ‘normalità’: al netto del virus, in che stato di salute versa il comparto dei servizi di sicurezza privata in Italia? Quali sono le criticità più urgenti da risolvere e come?

Il comparto dei servizi di sicurezza in Italia versa in uno stato di transizione. Le aziende che soffrono sono molte, particolarmente fra le medio piccole “generaliste”. Occorre affrontare i temi nodali per far evolvere il settore e completare la transizione. In primis occorre un adeguamento del contesto normativo e di mercato del settore in funzione di una visione di medio-lungo termine da condividere con le istituzioni, che oggi manca. Più in particolare, occorre un contributo normativo delle istituzioni per la effettiva realizzazione della complementarietà tra pubblico e privato, insieme con i cittadini, per realizzare la “sicurezza nazionale”, bene al quale tutti devono contribuire in relazione al proprio ruolo.
Altro tema cardine, che potrebbe avere però una più facile soluzione se venisse sciolto il tema contestuale, è rappresentato dal rinnovo del contratto nazionale di categoria. Qui occorre mettere mano quanto prima ad una riorganizzazione del lavoro in modo da essere al passo coi tempi, operando per trovare un equilibrio tra le legittime istanze dei lavoratori (visto il tempo trascorso) e le necessità di sopravvivenza delle imprese (che vivono comunque da anni un contesto di recessione e poco favorevole allo sviluppo) grazie all’individuazione di soluzioni win win.

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