Maggiore attenzione, un corretto inquadramento e soprattutto il riconoscimento – in prima battuta istituzionale e mediatico, e quindi, a cascata, anche economico – della professionalità acquisita dagli operatori della sicurezza privata e data ormai spesso per assunta da una committenza (anche pubblica) che tuttavia si mostra ossessivamente sorda ai costi, anche minimi, della qualità.
Queste le istanze elevate da Federsicurezza all’attuale Governo, rappresentato il 27 Giugno presso la Biblioteca del Senato dal Sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, nel contesto della presentazione del Primo rapporto Censis sulla filiera della sicurezza privata italiana.
Tanti i temi sul piatto: dall’apparente dicotomia tra percezione di insicurezza – che, tra i vari effetti, ha portato ad un aumento delle richieste di porto d’armi – e numeri dei reati in evidente calo, da chi vorrebbe allargare le maglie della legittima difesa e vedere un approccio più incisivo rispetto alla gestione dei fenomeni migratori, fino al deficit delle strutture carcerarie.
E che forse si tratti non di un vero calo dei reati, ma delle sole denunce di fatti criminosi (argomento plausibile in presenza di un apparato giudiziario non funzionante nemmeno nel lungo periodo), poco conta nella sostanza, perché la percezione di insicurezza produce effetti identici all’insicurezza codificata da numeri e statistiche del crimine.
E allora? Chi può compra sistemi d’allarme, videosorveglia il negozio, stipula canoni con la vigilanza privata.
Chi non può si affida a forze di polizia sempre più sottodimensionate, sottoequipaggiate e in là con gli anni, spesso degenerando in un fai-da-te con pericolose derive da far west.
E a margine, si alimenta una paura del diverso già ben presente nell’immaginario collettivo, mentre si consolida un fenomeno di “privatizzazione del rischio sociale” non equamente suddiviso tra ricchi e poveri.
In questo scenario si incunea la “terza gamba” della produzione di sicurezza del paese: gli operatori privati.
Una categoria poco conosciuta, multiforme, tirata per la giacchetta – e poi abbandonata – da governi con visioni e approcci molto diversi, incolore nel suo sfuggente inquadramento da quando l’iconografia tradizionale del piantone bancario è stata soppiantata da visi di guardie giurate che sorridono su uno schermo, controllate da un computer remoto.
Un settore dinamico nelle richieste del mercato eppur paludato nelle consuetudini, che si dibatte in un ginepraio di norme che spaziano dal diritto privato a quello amministrativo e penale, e che assurge all’onore della cronaca quasi solo per scandali o omicidi.
“Il rapporto Censis è un necessario amplificatore delle problematiche, ma anche della qualità che le nostre imprese sono in grado di offrire: non è possibile delegarci funzioni di antipirateria, lasciarci operare in esclusiva servizi essenziali come il trasporto valori e poi considerarci operai con la pistola da pagare 3 euro l’ora. Nemmeno è accettabile imporci tecnicismi senza interpellare i corpi intermedi”- dichiara Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza.
Chiara e netta la risposta del Sottosegretario Molteni: “il tema della sicurezza – che non si limita a mio avviso ad una mera percezione, ma nasce da un disagio reale, unito ad una profonda sfiducia nel sistema giudiziario, è un punto centrale per questo Governo. Si lega a doppio filo al tema della certezza della pena, che noi cercheremo di riportare anche modificando le norme sulla legittima difesa. E si lega alle libertà fondamentali dell’individuo: amplieremo quindi l’organico delle forze dell’ordine e di polizia e ne miglioreremo gli equipaggiamenti”.
E la sicurezza privata? “Per noi rappresenta un soggetto importante e complementare, non alternativo, alle forze di sicurezza pubblica.
Una risposta alla paura è da ricercare nella professionalità delle forze che producono sicurezza nel paese, non nel fai da te o nella pistola per tutti del modello americano”.
La giornata si è chiusa con l’impegno a discutere più approfonditamente le problematiche del settore.
Le solite promesse? In sala si sentiva ripetere “se non con questo Governo, quando?”
E una data di confronto è già stata calendarizzata.
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