Bastiancontrario si scaglia oggi, seppur con insolita mansuetudine, contro le Questure. Strutture ammuffite che – in un mondo che si è evoluto, per amore o per forza – continuano ad arroccarsi su NO immotivati. Qualche esempio? Mi dai la lista delle guardie giurate che hanno cessato il rapporto di lavoro ma hanno titoli di polizia validi? NO. La GPG può lavorare in due diversi istituti di vigilanza privata? NO. La GPG che usa il fucile in funzione antipirateria può usare anche la pistola, vero? Certo che NO. E perché NO? Misteri della fede. Una moderna sicurezza privata presuppone una moderna amministrazione di controllo, dice Bastiancontrario. Allora poi…
La “Regia Questura”, ma purtroppo non è un film.
Bastiancontrario
Qualche tempo fa (il mio unico lettore ricorderà sicuramente che si trattava dello scorso novembre) questa rubrica si è occupata della vicenda della modulistica per il rilascio dei decreti per la nomina a guardia giurata, vicenda che – forse un po’ anche per merito del dibattito aperto su queste pagine – si è positivamente conclusa con la riedizione di una modulistica adeguata (almeno questo!).
Quello che ci aveva colpito della vicenda era il dover registrare, in alcune situazioni, il fallimento del tentativo di modernizzare una macchina ancorata ad una legislazione del 1931 compiuto dalla riforma del 2008, a causa di un atteggiamento che abbiamo definito talvolta “borbonico” della pubblica amministrazione.
E proprio su questo secondo punto ci vogliamo concentrare, a proposito del rifiuto opposto da un Ufficio del territorio di fornire i nominativi delle guardie giurate che hanno cessato il rapporto di lavoro con i titoli di polizia ancora in corso di validità. Un’informazione che avrebbe favorito, da un lato, le aziende impegnate nella spasmodica quanto vana ricerca di personale, dall’altro i lavoratori che possono in tempi brevissimi trovare un nuovo impiego. Ma questa possibilità è stata esclusa dall’Ufficio in questione e senza alcuna motivazione.
Così come sempre privi di motivazione appaiono alcuni divieti posti agli operatori della vigilanza privata, quale quello secondo cui una guardia giurata non può lavorare per due diversi istituti di vigilanza, oppure che se opera in funzione antipirateria può avere il fucile ma non la pistola.
Divieti apodittici, destituiti spesso di fondamento giuridico che rendono sempre più difficile operare nel settore della vigilanza privata. Un settore già gravato da numerose difficoltà ma che negli anni ha investito denaro e risorse per seguire quell’ideale di qualità che la riforma ha disegnato, e che, sovente, proprio coloro che sono chiamati ad applicarla rendono irraggiungibile.
Continuare a vietare “per principio”, senza nemmeno sforzarsi di approfondire la materia e le evoluzioni, normative e di prassi, che ha conosciuto, non è la soluzione. Non è questo il modo per affrontare le prossime sfide sempre più complesse del sistema sicurezza (basti pensare al Giubileo del 2025 o alle Olimpiadi invernali del 2026).
Una moderna sicurezza privata presuppone una moderna amministrazione di controllo che conosca le norme e la sappia applicare anche tenendo conto del contesto e delle necessità delle persone (perché di persone si parla) – che sono l’asse portante di questo mondo “sussidiario”.
Sarebbe bene, insomma, che il modello “Regia Questura” rimanesse confinato agli episodi del Commissario Ricciardi.