Vigilanza privata e certificazioni secondo Gecom

29 Giu 2024

di Ilaria Garaffoni

C’è chi non la vuole (né volontaria né tanto meno cogente) ma anche c’è anche chi l’ha abbracciata sin  da subito: parliamo della certificazione UNI 11926:2023 sulla qualità dei servizi fiduciari. In genere è la stessa tipologia di impresa che crede nella certificazione come valore spendibile e che estende tale valore dalla formazione dei security manager a tutte le fasi procedurali interne. Sull’argomento sentiamo Gecom e la sua Consulente, nonché, Professionista della Security, Simona Frollini. 

Dieci righe di identikit di Gecom: mission, dimensione, strategie…

Esperienza, tecnologie e professionalità per gestire la sicurezza a 360°: questa è la mission che ci anima. La nostra è un’organizzazione efficiente e snella, in grado di definire un sistema di gestione completo ed integrato per soddisfare tutte le esigenze legate ai servizi di security, di vigilanza e di accoglienza con un unico interlocutore. E con qualità certificata UNI 10891:2000, EN 50518:2014, SO 14001:2015, OSHAS 18001:2007, ISO 9001:2015, UNI 11926:2023. 

Vantate anche servizi “altri” rispetto alla tradizionale vigilanza privata: penso al risk management o l’analisi e la gestione dei rischi della catena di fornitura, di particolare attualità con l’avvento della NIS2. La committenza apprezza questa tipologia di offerta? 

Gecom offre una serie di servizi a livello operativo che coinvolgono l’aspetto security nella sua totalità e l’aspetto Safety per il dipendente delle società con cui collaboriamo; siamo peraltro in continua evoluzione nell’offerta di innovazioni tecnologiche, il tutto sempre previo studio di fattibilità e analisi dettagliata dei rischi. Credo che la NIS2 avrà un impatto importante in tutti i settori, sia privati sia nella partnership pubblico/privato e che solleverà molto interesse anche da parte della committenza.



Il mercato dei fiduciari ha vissuto un importante cambio di passo in questo anno: prima un CCNL con aumenti salariali significativi e poi due proposte di legge che, rispettivamente, vogliono porre sotto minilicenza anche questi servizi o imporre la certificazione (ad oggi volontaria). Qual è la sua posizione? 

Ritengo che il caos che si è generato sull’argomento dovesse essere affrontato prima, ma penso anche che i clienti debbano essere educati che il servizio fiduciario è un lavoro delicato e di qualità, almeno per noi, e che come tale deve essere retribuito. Per quanto riguarda la certificazione UNI 11926:2023, che in questo momento è volontaria, noi l’abbiamo subito abbracciata quindi siamo senz’altro favorevoli.

Il security expert certificato UNI 10459:2017 è una figura distinta rispetto al security manager aziendale, anche se in alcuni casi le professionalità si sovrappongono: ritiene che anche questa seconda figura dovrebbe essere certificata? 

Ritengo che la figura del Security Manager sia fondamentale in ogni settore. Noi facciamo solo affidamento su Security Manager qualificati, certificati e in costante aggiornamento. Ma in molti casi gran parte di queste figure non sono certificate e basano la loro posizione unicamente sugli anni di esperienza maturata nel settore. Purtroppo non basta, non più. La security deve essere certificata e deve essere costantemente aggiornata, non solo per ottenere il requisito di mantenimento previsto dalla norma per alcune figure, ma anche e soprattutto per restare al passo con un quadro di minacce sempre più dinamiche e mutevoli, e ormai impattanti su un piano potenzialmente globale. 

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