Vigilanza Privata: un settore che vale 3,6 miliardi
Il settore sicurezza e vigilanza privata occupa 104mila persone con 1501 imprese: questa l’istantanea dell’Osservatorio ConFederSicurezza e Servizi condotto da Format Research e presentato il 7 Ottobre a Sorrento al convegno “Riordino e riforma del Tulps: utopia o realtà?”, in collaborazione con Fondazione Asfàleia.
Oltre l’86% delle imprese, si legge nel report, sono società di capitali, il 7,7% cooperative. La maggior parte (il 42,8%) è costituita da piccole imprese tra i 10 e i 49 addetti. Ma, se il fatturato complessivo delle imprese censite è stimato in circa 3,6 miliardi di euro, la ripartizione dello stesso è quasi interamente dominato dalle medie e grandi imprese: insieme producono oltre il 93% del volume di affari totale.
Rispetto al secondo semestre del 2022, nei primi sei mesi del 2023, si registra un sostanziale miglioramento nell’andamento del settore della vigilanza privata: più del 30% delle imprese ha rilevato un aumento dei ricavi. Si rileva inoltre anche una situazione occupazionale migliore rispetto a quella del 2022, ma non nel Sud Italia. Fatto sta che tra le imprese della sicurezza che hanno ricercato nuovo personale negli ultimi due anni, più del 70% ha riscontrato difficoltà nel reclutamento delle risorse. In ogni caso, per crescere, oltre alla sicurezza personale, le imprese prevedono aree di formazione in prevalenza nel campo dell’informatica e della cybersicurezza: è proprio quest’ultimo il settore dove si stanno indirizzando maggiormente gli investimenti delle imprese di sicurezza costituendo il 26% dei nuovi servizi in programma.
Luigi Gabriele, Presidente di UNIV e di ConFederSicurezza, ha chiesto alle istituzioni presenti “una riforma della normativa che regola gli istituti di vigilanza, scorte e trasporto valori. E’ svilente che sia ancora esclusa dai compiti della vigilanza privata la difesa della persona fisica: visto lo stretto legame che esiste tra un bene e una persona, crediamo che sia un non sense. Ma regole ormai da superare sussistono anche per i servizi antipirateria sulle navi o per l’utilizzo delle armi sugli stessi furgoni portavalori”.
Un appello raccolto da Maria De Angelis, Viceprefetto e direttore dell’Ufficio Polizia Amministrativa e di Sicurezza del Dipartimento della Pubblica Sicurezza: “Ormai il concetto di sicurezza integrata e partecipata è stato interiorizzato, come dimostrano i vari Protocolli Mille Occhi sulle Città. Siamo quindi pronti a confrontarci ed a verificare la fattibilità di istanze che devono essere compatibili ovviamente con il nostro ordinamento
anche sulla base di un accordo già stipulato con Banca d’Italia nel 2021 che agevola l’interscambio informativo per rendere più sicuro il trasporto valori e rafforzare le tecnologie di protezione dei valori. Allo stesso tempo, consideriamo fondamentale la formazione degli addetti”.
Al termine del convegno, l’intervento dell’On. Marco Minniti, ex ministro dell’Interno nonché Presidente della Fondazione Med-Or, premiato da ConFederSicurezza col premio Francesco Cossiga per il suo libro “Sicurezza è libertà” edito da Rizzoli. “Sicurezza e libertà, in una democrazia, sono due elementi che non possono essere messi in contrapposizione. E per evitarlo bisogna saper ascoltare la rabbia che spesso caratterizza le persone e stare vicino a chi ha paura. Bisogna, in pratica, fare il contrario di chi si erge a imprenditore di questi sentimenti: in democrazia non si può vivere in uno stato di soggezione psicologica. E per arrivare a questo obiettivo, è sempre più importante lavorare affinchè sicurezza pubblica e privata siano sempre più complementari, tenendo conto delle specificità di ognuna di esse. Anche nell’ambito della sicurezza, due più due dovrebbe fare sempre quattro: finora, non sempre è stato così”.
Conclusive le dichiarazioni del Segretario Generale di UNIV, Anna Maria Domenici: “Perché il settore tenga, serve ampliare le aree di operatività. Al Governo abbiamo chiesto anche maggiori flessibilità sul piano contrattuale, la defiscalizzazione dei servizi di sicurezza e soprattutto la possibilità di “responsabilizzare” anche la committenza, almeno quella pubblica, che a tutt’oggi prevede gare al massimo ribasso”.