Vigilanza privata: verso l’unità associativa?

24 Nov 2014

di Ilaria Garaffoni

L’appello è chiaro: è ora di coagulare le otto (sic!) sigle che rappresentano gli Istituti di vigilanza privata in Italia. L’ha dichiarato il Presidente Matteo Balestrero all’assemblea nazionale dell’Assiv, ricordando che la selezione di aziende, cui probabilmente si addiverrà a conclusione del percorso di certificazione del settore, assottiglierà i numeri di un comparto che è sempre stato di nicchia e quindi poco appetibile quale bacino elettorale. Un percorso di avvicinamento dei principali sistemi associativi potrebbe essere funzionale al raggiungimento di quel peso specifico che da sempre si lamenta. Ma un primo sentore di vicinanza si era avvertito già quando Rosario Basile, Presidente dell’attuale più rilevante gruppo d’Italia (la holding BIKS che comprende IVRI, KSM e Sicurtransport), ha scelto di mantenere in equilibrio i pesi associativi sulla bilancia della rappresentanza, conservando l’acquisita IVRI nella casa confindustriale dell’Assiv e il Gruppo Basile in casa Federsicurezza, aderente a Confcommercio.

Ma la restaurazione di un equilibrio associativo potrebbe davvero porre le basi per fare sistema nella vigilanza privata italiana e permettere alle nostre aziende di competere con i big europei?
Sarà interessante verificare se la convocazione degli Stati Generali della Vigilanza Privata avrà un esito e (questa è la vera domanda), se sì, come si potrà riassestare l’attuale scacchiera associativa.

 

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