Vigilanza privata e obbligo vaccinale: come decretare nuove guardie giurate in 30 giorni?

13 Gen 2022

di Andrea Ambrosino

Dal 15 febbraio 2022 tutti i lavoratori over 50 (guardie giurate incluse) dovranno vaccinarsi, pena la sospensione senza salario ma con conservazione del posto (almeno fino al 15 Giugno). Al netto di ogni dibattito sull‘obbligo vaccinale, questa disposizione – che entra in vigore tra un mese – cozza con i 90 giorni concessi alle Prefetture per rilasciare i decreti. Prefetture che, all’endemica carenza di personale, aggiungono ulteriori ritardi dovuti all’emergenza. Quali istituti di vigilanza privata possono vantare un bacino di lavoratori già decretati e pronti a sostituire chi non ha, o non ha ancora, il green pass, o anche solo i malati (i positivi ieri erano 220.532!) o i quarantenati? E quali ripercussioni ci saranno sull’organizzazione del lavoro e sulla qualità dei servizi? Se lo chiede Andrea Ambrosino, e noi con lui.
Nell’ormai quotidiana lotta al Covid-19 portata avanti dal governo a colpi di decreti, mascherine, booster e green pass, voglio soffermarmi sull’importantissimo obbligo introdotto con il DL 1 del 7 gennaio 2022: l’obbligo vaccinale per tutti coloro che hanno compiuto 50 anni.

Nello specifico il decreto dispone che per i lavoratori pubblici e privati con 50 anni di età sarà necessario essere in possesso del green pass rafforzato – rilasciato a vaccinati e guariti dal COVID-19 – per l’accesso ai luoghi di lavoro dal 15 febbraio 2022. Una disposizione di legge forte, dinanzi alla quale, senza entrare nel merito del dibattito etico e normativo sulla questione “obbligo vaccinale”, ci porta però a due considerazioni.

1) La prima, di livello macro, è quella di un cambio di passo dell’esecutivo. Se fino ad oggi tutti i decreti indirizzavano verso l’obbligo vaccinale (green pass, green pass rafforzato etc..), lasciando però aperta la possibilità ai non vaccinati di lavorare o usufruire di determinati servizi ricorrendo al tampone, dal 15 febbraio gli over 50 non potranno più presentarsi a lavoro con il tampone: dovranno vaccinarsi. E stiamo parlando di lavorare, non di andare a teatro.

2) Questo assunto ci porta alla seconda considerazione, ovvero la ricaduta che tale onere potrà avere sugli istituti di vigilanza privata e sui servizi che quotidianamente vengono svolti. Una ricaduta che rischia di essere per alcuni tragica, visto che chi non presenterà la certificazione verde al 15 febbraio, sarà considerato assente ingiustificato “senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione della predetta certificazione, e comunque non oltre il 15 giugno 2022. Per i giorni di assenza ingiustificata di cui al primo periodo, non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento” (art.4-quinquies, comma 4, inserito nel DL 44/2021).

Sicuramente il fenomeno potrebbe essere molto contenuto, se consideriamo sia il target individuato (gli over 50), sia il fatto che probabilmente la campagna vaccinale di autunno ha portato molti a correre ai ripari già alle prime avvisaglie di quello che poi si è verificato. E mi si conceda un’ulteriore considerazione: se ad ottobre il governo ha introdotto il green pass per andare a lavoro e a gennaio ha imposto l’obbligo per gli over 50, non è da escludere che a Pasqua estenda tale obbligo agli over 40 o altro.

Purtroppo però in questo quadro molto complesso rischia di sfuggire un elemento di contesto fondamentale: per lavorare in un istituto di vigilanza come gpg, è necessario il rilascio di un titolo di polizia per la quale sono previsti tempi fino a novanta giorni da parte delle Prefetture competenti. Questo significa che, se già la sostituzione improvvisa di una o più guardie giurate potrebbe, anche in condizioni di normalità, generare ricadute sugli istituti e sull’organizzazione del lavoro, figuriamoci un obbligo vaccinale che da un giorno all’altro rischia di lasciare a casa diversi lavoratori.

Posto che il sottoscritto non è contrario a quanto promosso dal governo, dal mio osservatorio non posso però non notare che una disposizione che entra in vigore in poco più di 30 giorni (dal 7 gennaio al 15 febbraio) rischia di creare un cortocircuito rispetto ad una disposizione (i 90 giorni per il rilascio dei titoli di polizia) che è rimasta ad uno stato preCovid, extra-emergenziale.

Quindi: da una parte si introduce l’obbligo vaccinale e si prevedono sanzioni (pur salvaguardando il posto di lavoro), dall’altra parte si dimentica l’impianto normativo specifico in cui opera la vigilanza, che presenta paletti assai più fitti di altri settori che già hanno fatto sentire la propria voce. Come RSPP non posso far altro che augurarmi che i miei timori siano infondati e che tutti gli operatori del settore abbiano già da tempo provveduto a vaccinarsi, ma il dubbio resta.

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