Alzate di scudi da più parti per la bozza di Decreto Semplificazioni 2021, che all’art. 29 comma 3 reintroduce l’aggiudicazione delle gare d’appalto sulla base del criterio del prezzo più basso, oltre ad eliminare la soglia del 40% per il subappalto di lavori: che impatto potrebbe avere in un comparto di servizi, per giunta sensibili, come la sicurezza e vigilanza privata? L’abbiamo chiesto a Luciano Basile, CEO Sicurtransport.
La bozza di Decreto Semplificazioni 2021 sta facendo alzare più di un sopracciglio: qual è la sua posizione in materia?
Saluto con piacere lo scontro interno ai partiti di maggioranza sulle novità in materia di appalti, auspicando un rapido ripensamento delle due novità a mio avviso più esiziali: il ritorno del criterio del prezzo più basso come regola (e non più come eccezione) e la possibilità di subappaltare al 100%. Il dibattito politico si divide tra la – senza dubbio condivisibile – necessità di semplificare le infinite pastoie del Codice degli appalti e l’altrettanto corretto timore che la liberalizzazione possa spalancare i cancelli alle infiltrazioni mafiose e criminali. Il ritorno al passato del massimo ribasso, poi, significa cancellare la qualità dei lavori e spesso la stessa sicurezza dei lavoratori.
L’articolo 29 al comma 3 reintroduce l’aggiudicazione sulla base del criterio del prezzo più basso: che impatto potrebbe avere nel comparto della sicurezza privata?
L’impatto sarebbe disastroso. Prima di tutto perché noi forniamo servizi, che sono legati a doppio filo alla qualità del lavoro, quindi alla professionalità del lavoratore. Siamo peraltro tra i comparti più labour intensive ed offriamo servizi delicati e sensibili, con personale che circola armato e che richiede formazione, addestramento ed equipaggiamento, con costi ben ulteriori rispetto a quelli del solo lavoro. Il ritorno alla regola dell’offerta più bassa a mio avviso non consentirà nemmeno più il rispetto del CCNL: potrebbe diventare una bomba sociale. Per il lavoratore diventerebbe più conveniente accedere al reddito di cittadinanza (tenga presente che io sarei a favore del salario minimo garantito). Abbattere anche il paletto del costo del lavoro sarebbe peraltro contrario all’equilibrio occupazionale e creerebbe ulteriori distorsioni sul mercato tra le imprese strutturate, che hanno in pancia parecchio personale inquadrato con il CCNL, e le aziende nuove.
Un’offerta fortemente ribassata non può restare nel quadro delle regole, agendo ad esempio sulle economie di scala?
In aree di servizio labour intensive i costi sono certificati e la matematica finanziaria non è un’opinione. Il costo del lavoro è per sua natura incomprimibile, quindi anche se si volessero acquisire quote di mercato al costo o addirittura in perdita, con tariffe a 15/16 euro l’ora si riuscirebbero forse a corrispondere i salari del personale operativo, ma tutto il resto? Previdenza sociale, erario, assicurazioni, formazione, sicurezza del lavoro, controlli qualità, personale amministrativo e commerciale, costi gestionali? No, non è possibile restare nel perimetro delle regole a queste tariffe. Comunque pure adesso, in regime di offerta maggiormente vantaggiosa, esistono diverse scappatoie. I sistemi cooperativistici eludono ad esempio i costi del CCNL assumendo soci cooperatori e non dipendenti. Inoltre la valutazione di un’offerta come anormalmente bassa spetta alla stazione appaltante (cioè chi può ritenere anomala un’offerta è lo stesso soggetto che deve aggiudicare la gara), infine le linee guida emanate dall’ANAC non sono vincolanti, quindi…