Diamo un contratto alla vigilanza privata! – a tu per tu con Fisascat

18 Nov 2011

di Ilaria Garaffoni

vincenzo-dell-orefice

“Tempo scaduto: diamo un contratto alla categoria”.
E’ la conclusione della nostra chiacchierata con Vincenzo dell’Orefice, Segretario Nazionale di Fisascat- Cisl in tema di rinnovo del contratto collettivo della vigilanza privata. La situazione è delicatissima, ma c’è volontà di dialogo.
Sentiamo in dettaglio cos’ha detto in esclusiva a www.vigilanzaprivataonline.com.

Intervista a Vincenzo dell’Orefice

Lo scorso 9 novembre Fisascat-Cisl ha abbandonato il tavolo di contrattazione con Federsicurezza per il rinnovo del CCNL vigilanza privata: com’è successo?

Abbiamo lasciato il tavolo per due motivazioni, una di merito e l’altra di metodo.

Partiamo dal merito?  

Federsicurezza ha riproposto le sue posizioni (immutate da mesi) su orario di lavoro e trattamento economico per i primi tre giorni di malattia, dando l’impressione di non voler tenere conto della nostra palese contrarietà su entrambi i temi. Questo ha rafforzato in noi la sensazione che Federsicurezza avesse ricevuto dalle associazioni federate (AssVigilanza, Anivp ed Univ) un mandato “molto stretto” – o, forse, nessun mandato – a ricercare una soluzione diversa.

In sostanza, non vi paiono disposti a cedere su nulla. Quali sono i punti critici?

Partiamo dalla malattia.
A quasi tre anni dalla scadenza del CCNL, com’è pensabile abbassare la copertura economica per i primi tre giorni di assenza dal lavoro? E’ pur vero che in molti settori i primi tre giorni di malattia non vengono nemmeno retribuiti, ma nel caso della vigilanza, oltre al danno economico per un rinnovo contrattuale così tardivo, le guardie giurate si dovrebbero pure “autofinanziare” gli aumenti salariali grazie ai risparmi conseguiti dagli istituti!
Inoltre, nonostante ci dicano che la copertura economica per la malattia andrebbe riformata anche per combattere gli abusi, ad oggi non ci è stato fornito nemmeno un dato sulla dimensione dell’assenteismo!
Fisascat aveva proposto delle strade alternative (sistemi mutualistici che, tramite la bilateralità, potessero far risparmiare gli istituti e garantire il trattamento ai lavoratori), ma non siamo stati ascoltati. Evidentemente era più conveniente dipingere il sindacato come un “Signor-No”, più che come un interlocutore propositivo.

E sull’orario di lavoro?

 

Le imprese vorrebbero maggiore flessibilità in termini di ore/giornaliere lavorabili in meno e da recuperarsi successivamente. La flessibilità è già prevista dall’attuale CCNL, limitatamente ad un’ora/giorno, ma gli istituti vorrebbero ben tre ore al giorno…se così fosse, le guardie giurate potrebbero lavorare anche 10 ore senza percepire lo straordinario!
Inoltre gli istituti chiedono l’introduzione sistemica del riposo giornaliero di 8 ore; in pratica, ogni guardia giurata potrebbe avere turni con uno stacco di sole otto ore.
Infine, secondo le imprese, il riposo settimanale (24 ore consecutive) dovrebbe inglobare il riposo giornaliero, perciò le guardie non avrebbero nemmeno 8 ore di riposo giornaliero + 24 di riposo settimanale (= 32), ma solo 24 ore! E’ vero che in certi settori le pause ridotte sono ammesse, ma in via eccezionale, non in via ordinaria.

Queste ulteriori flessibilità hanno a che fare col fatto che la vigilanza privata è stata esclusa dal campo di applicazione del decreto 66/03, che disciplina l’orario di lavoro?

Qui siamo alla totale destrutturazione della normativa contrattuale, che invece dovrebbe svolgere un ruolo essenziale proprio per il fatto che un decreto del Ministero del Lavoro ha escluso la vigilanza dal campo di applicazione del D.Lgs. 66/03.
Il tutto mentre, peraltro, il DM sulla capacità tecnica subordina il rilascio e la conservazione della licenza anche all’osservanza delle norme contrattuali in tema di orario di lavoro.
Che senso ha annullare la normativa contrattuale sull’orario di lavoro proprio ora che il legislatore l’ha rafforzata? Non a caso noi avevamo proposto un meccanismo che premiasse solo gli imprenditori seri con quote aggiuntive di flessibilità oraria, e non anche quelli “disinvolti”. Perché Fisascat condivide la filosofia del DM capacità tecnica e resta dell’idea che il settore vada qualificato anche con una seria normativa contrattuale in tema di orario di lavoro. Invece altri interlocutori, che pure erano assieme a noi in commissione consultiva centrale, probabilmente hanno cambiato idea.

E veniamo alla seconda motivazione per l’abbandono del tavolo: quella di metodo.

All’ultimo incontro sono volate parole grosse.
I rappresentanti al tavolo negoziale degli istituti sono arrivati a dire che non c’è scandalo se, vista la crisi attuale, gli aumenti delle guardie vengano “autofinanziati” con una rivisitazione (naturalmente al ribasso!) di altri istituti. Ad un’affermazione del genere si risponde in un solo modo: alzandosi dal tavolo, ciò che la Fisascat ha fatto!

Federsicurezza ha però manifestato la volontà di riconvocare il tavolo…

Spero che questa disponibilità sia finalizzata a ricercare effettivamente un’intesa e non a ritardare oltre un negoziato che ormai, assieme al tempo, rischia di esaurire anche il proprio significato.
La Fisascat ha dato ben sedici date di disponibilità fra novembre e dicembre, a cui siamo disponibili ad aggiungere tutte le domeniche e le festività dei due mesi.
Non siamo certo noi a voler fermare il negoziato.

Allora il tavolo ripartirà?

Lo scorso 9 novembre Federsicurezza ha minacciato di disdettare il CCNL.
La cosa, al netto delle implicazioni effettive in termini di trattamenti da riconoscere ai lavoratori, perlopiù da verificare, ci preoccupa, anche ai fini dei nuovi riferimenti regolamentari in tema di capacità tecnica degli istituti. Al prossimo incontro chiederemo quindi di ritirare la minaccia, non solo per le implicazioni politiche sulle dinamiche negoziali, ma anche perché non vorremmo che il primo effetto d’una scelta, che comunque subiremmo, fosse la fuoriuscita dalla bilateralità di settore di un suo qualificato protagonista.
Il tempo è scaduto, diamo un contratto alla categoria.

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