Se Sparta piange, Atene non ride. Non solo le associazioni di categoria della sicurezza privata lamentano uno stallo delle interlocuzioni con le istituzioni, ma gli stessi sindacati dei lavoratori, a qualche mese dalla richiesta di incontro trasmessa a ministeri del Lavoro e dell’Interno, cominciano a perdere ogni speranza di dialogo. E questo nonostante le ripetute tornate di sciopero del 2019.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno chiesto congiuntamente alle istituzioni ristabilire le regole, ponendo le basi per la risoluzione di uno stallo dei negoziati, perdurante da oltre 40 mesi, per il rinnovo del CCNL della Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari. Il contratto è ormai scaduto da 5 anni e la situazione sta diventando ingestibile per i lavoratori e le loro famiglie.
I sindacati hanno stigmatizzato i nodi cruciali di un settore allo sbando, dove vengono indette gare di appalto (anche pubbliche) per servizi a prezzi inferiori al costo del salario, dove si usa personale disarmato e non formato al posto di guardie giurate (con risultati assurti purtroppo all’onore della cronaca), dove sempre più imprese adottano contratti in dumping sottoscritti da sindacati non rappresentativi e dove Prefetture e Questure non svolgono adeguati compiti di vigilanza.
Risultato: concorrenza sleale, aziende irregolari che operano indisturbate, crollo dei prezzi e – a cascata – zero tutele per i lavoratori. Il cui costo del lavoro, definito da tabelle minimali ferme anch’esse al 2015, raramente peraltro viene applicato.
In sostanza: cambiano i governi e gli slogan, con la sicurezza sempre al centro del dibattito e dell’attenzione politica, eppure il settore è sempre più solo e marginalizzato.