Ennesimo cambio di rotta sempre sui salari degli operatori dei servizi fiduciari nel settore vigilanza privata, ma stavolta arriva niente meno che dalla Cassazione. Se infatti per il TAR i minimi ccontrattuali li dovevano stabilire i CCNL maggiormente rappresentativi, per la Cassazione (sentenza n. 27711 del 2 ottobre) qualunque contratto deve però essere conforme alla Costituzione. Insomma: se i CCNL non stabiliscono dei salari «proporzionati alla quantità e qualità del lavoro e sufficienti ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa» (art 36), ci pensano i giudici a fissare un minimo nazionale. Basi di calcolo: i CCNL di settori affini (es.per noi il multiservizi?) e la soglia di povertà (Istat, Naspi, Cig, reddito di cittadinanza), un elemento non esclude l’altro. Che dire? In attesa che la politica batta un colpo (per ora ha passato la patata bollente al Cnel), il salario minimo lo fa la Cassazione.
Ma – se l’ultima parola spetta ai magistrati – si profila il rischio che anche il salario minimo di legge possa essere messo in discussione. Considerato che inflazione e caro vita galoppano incontrollabilmente, l’ipotesi è tutt’altro che peregrina.
In sintesi: bene per i lavoratori che potranno avere stipendi veramente adeguati al carovita; meno bene per le imprese che non hanno più un riferimento sicuro per formulare un prezzo o partecipare a una gara. Bene soprattutto per gli Avvocati, per i quali si prospetta un consistente carico di lavoro. Prosit.
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