Meno 3,5%. L’ultimo rapporto Federsicurezza si apre con una netta flessione del numero degli istituti di vigilanza attivi sul territorio nazionale. Erano infatti 913 le imprese attive nel 2008 (contro le 954 dell’anno precedente) e le cessazioni/liquidazioni non sembrano esser state ammortizzate dall’affacciarsi di nuovi istituti. La crisi si è quindi fatta sentire anche nella vigilanza privata, ma prima ancora della crisi si è fatto sentire il processo di liberalizzazione del settore, che ha giovato agli istituti più dimensionati penalizzando quelli più piccoli, già vessati da numerosi altri deficit.
Le imprese finanziariamente più solide e quelle che hanno completato il processo di ristrutturazione hanno infatti attutito l’onda d’urto della recessione, consolidando il loro primato o riposizionandosi più favorevolmente sul mercato. A livello aggregato, il trend risultava quindi stabile nel 2008 in termini di fatturato ed occupazione, a scapito però degli istituti più piccoli e di quelli che hanno risentito in maggior modo delle restrizioni di accesso al credito. Da qui una diminuzione netta degli istituti in perdita, dal 49% del 2007 al 36% del 2008, in favore delle fasce più ricche che sono state in grado di assorbire le fuoriuscite in termini di personale e servizi. In particolare, la percentuale degli istituti con utili superiori ai 500 mila euro è raddoppiata (dal 2 al 4%) e conferma le aspettative di riduzione dei costi per i grandi istituti che si avvalgono dell’efficientamento delle centrali operative. Come e più degli anni precedenti, si è assistito inoltre ad un aumento della quota di mercato posseduta delle prime 50 aziende di settore, che nel 2008 hanno concentrato il 50% del fatturato complessivo – oltre 2,5 miliardi di euro. Un quadro allarmante per il 36% di istituti in perdita, dove oltre il 70% ha registrato un risultato negativo e un bilancio ulteriormente aggravato dalla tassa canaglia per eccellenza: l’IRAP. Il trend di crescita del fatturato è però stato “positivo” per il 34% delle imprese e “molto positivo” per il 37%, a testimoniare una domanda di sicurezza che non accenna a diminuire ed è coerente con i precedenti indicatori la percentuale di istituti in difficoltà (trend negativo – 29%).La veridicità dei dati presi in rassegna è tuttavia fortemente condizionata dalle voci di bilancio riguardanti debito ed attivo circolante. L’indebitamento medio dei singoli istituti è infatti aumentato del 9.96%, con numerosi istituti costretti a ricorrere per la prima volta alle banche. Indebitamento compensato solo in parte dalle voci di attivo circolante, diminuito in media dell’1%, per un rapporto credito/debito più che dimezzato nel giro di un solo anno. Questo, sicuramente, è il dato più significativo della crisi che avanza.
Il settore della vigilanza privata registra comunque un primato in termini di tassi di sopravvivenza delle imprese, di ben 14 punti superiore (82.3%) alla media nazionale nei 5 anni.
Luci e ombre, quindi, per un settore che non smette di sorprendere. Talvolta anche nel bene.