Report Federsicurezza 2013: la Vigilanza Privata soffre ma i big se la giocano

17 Lug 2013

di Ilaria Garaffoni

salaROMA – Qualcuno ha fatto strike ieri nella “pista da bowling” dell’originale sala Colucci di Confcommercio (in foto). La conferenza stampa di Federsicurezza, moderata da Andrea Pancani de LA7, assieme a Ilaria Garaffoni di www.vigilanzaprivataonline.com, ha raccontato un settore che non produce utili e che soffre la crisi più degli altri, nonostante sia stato a lungo considerato resiliente agli scossoni. E’ la fotografia di un comparto che, pur subendo un pervasivo controllo dell’autorità tuttoria, non può neppure darsi un perimetro, dal momento che non esistono fonti certe né sul numero degli Istituti di Vigilanza Privata presenti sul territorio, né sulle guardie giurate impiegate. Bene quindi affidarsi alle indagini sul sentiment, come quella commissionata a Format Research, che compara le imprese della sicurezza del 2013 all’universo delle imprese italiane che lottano per la competitività in altri settori, evidenziando purtroppo più ombre che luci.

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Le imprese della sicurezza mostrano maggiore sofferenza (52%) rispetto al resto delle imprese italiane interpellate (49,2%), ma gli operatori che nel 2012 hanno migliorato le proprie performance (7,3%) assommano una percentuale maggiore rispetto al resto del campione (5,4 %).
Qual è quindi la ricetta del successo? Risulta premiante la scelta di proporre servizi fiduciari, che nel 2012 hanno visto un trend più favorevole rispetto alla vigilanza tradizionale e che sono oggetto di attese migliori per il 2013. Ed è premiante il dimensionamento aziendale, visto che l’andamento dei ricavi – sia nel 2012, sia nella prospettiva 2013 – è migliore della media del campione per le imprese più grandi, stabile per le imprese di dimensioni intermedie e peggiore per le più piccole, già penalizzate dalla riforma di settore.

Non è però premiante lo scenario generale: la pressione fiscale, la crisi e i tempi di pagamento dei clienti della sicurezza, nettamente superiori alla media del campione nazionale, mettono a dura prova le tenuta finanziaria delle aziende. Il credit crunch fa il resto.
Non sorprende quindi che le condizioni finanziarie delle imprese della sicurezza appaiano più precarie rispetto alla media del campione (nel 2012 solo un’impresa piccola su cinque è riuscita a far fronte agli impegni finanziari). E non sorprende che il 28,8% delle imprese della sicurezza, negli ultimi dodici mesi, non abbia effettuato investimenti, con una percentuale che sale al 36,5% nelle previsioni 2013. Chi però ha investito, lo ha fatto in chiave strategica: per adeguamenti strutturali sì, ma anche per ammodernamenti funzionali e di qualità.
In una parola: “le aziende hanno investito in innovazione, che è la base fiduciaria su cui costruire qualsiasi forma di occupazione stabile” – commenta Pierluigi Ascani di Format Research.

Numeri meno ruvidi
Dalle analisi di sentiment si è poi passati ai numeri dei bilanci.
Numeri, però, non tanto ruvidi quanto ci si attendeva.

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Rispetto al campione finanziario di 1234 Istituti di Vigilanza attivi (dei quali ben 492 con meno di 10 dipendenti), si nota infatti una recuperata stabilità del fatturato, condannata evidentemente dai postumi della crisi (insolvenza ed incidenza della situazione debitoria).
Il fatturato quindi non cresce ma nemmeno cala drasticamente, generando qualche positività sul fronte occupazionale (quanto meno rispetto al drammatico -10% di posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2010). Il rapporto gpg-cittadini sale quindi ad una guardia giurata ogni 1315 abitanti.
Il costo del personale, che rappresenta la voce principale di spesa nel bilancio degli Istituti di Vigilanza, copre in media il 70% del costo totale della produzione ed il 68% del fatturato. E nel 2013 il costo del singolo dipendente aumenterà da una media di 31810 euro annui a 32050 euro, mantenendo invariata la capacità di produzione (intorno ai 50 mila euro).
Il saldo economico non può ovviamente essere positivo: sono infatti 553 le aziende che non riescono a produrre utile e per oltre 700 Istituti il livello di indebitamento ha superato la soglia del fatturato annuo, soprattutto nel sud e nelle isole, dove il crollo del mercato sembra essere inarrestabile.

La domanda cresce?
Il tutto mentre la domanda di sicurezza cresce – o dovrebbe crescere – al crescere della percezione di insicurezza. E non di sola “percezione” si tratta.
Il presidente della Commissione Politiche per la Sicurezza e la Legalità di Confcommercio, Luca Squeri, ha infatti sottolineato che per Bankitalia “la riduzione dell’attività economica dovuta alla crisi e l’aumento della criminalità vanno messe in stretta correlazione; del resto è lo stesso Viminale a denunciare cinque reati al minuto”.
La vigilanza privata si trova quindi di fronte ad un possibile aumento della domanda ma ad un contestuale default delle proprie capacità di soddisfarla, per enne ragioni.
Sul territorio capitolino, il Vicesindaco di Roma Luigi Nieri ha una ricetta per il rilancio: rafforzamento della coesione sociale, rivitalizzazione del tessuto commerciale (a Roma chiude un negozio ogni due ore), ripopolazione di aree sfitte e tregua sugli fratti quali “elementi propedeutici all’accrescimento della sicurezza urbana, e non solo sul fronte della percezione”.
Peccato però che proprio in questi giorni la commissione speciale politiche per la sicurezza urbana di Roma sembri esser stata silurata. Peccato anche che la scelta, stando ai rumours disponibili, poco abbia a che fare con la sicurezza della città e molto con la spartizione del potere politico.

Comunque sia, è evidente che “il legislatore, ma anche le amministrazioni che per prime disapplicano le regole del DM 269/2010 nella stesura dei capitolati d’appalto, non prestino la dovuta attenzione al nostro settore”, ha dichiarato il Presidente di Federsicurezza Luigi Gabriele prima di uscirsene con un colpo da maestro: l’annuncio di un’imminente rivisitazione del progetto federale con allargamento ad altre compagini di rappresentanza dei tanti operatori che, a vario titolo, concorrono a produrre sicurezza privata nel paese.
Grandi manovre in vista, dunque. Un presagio confermato forse anche dall’avvistamento, a conferenza conclusa, del Presidente di Assiv nella stessa sala Colucci di Confcommercio. Coincidenza a dir poco sospetta, per chi conosce le dinamiche che governano questo strano, pazzo e mai prevedibile settore.

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