Vigilanza privata e riforma appalti: quando il committente è pubblico

21 Set 2015

di Ilaria Garaffoni

Alfonso-Sabella-Comune-RomaCi piace la riforma degli appalti, ci piace la regola dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ci piacciono la centralità del progetto e la valutazione dell’investimento ma…le stazioni appaltanti pubbliche sono in grado di fare queste analisi? Sanno valutare se un’offerta anormalmente bassa è legittima o se sotto c’è del marcio? A questa domanda ci ha risposto il Dr. Alfonso Sabella, Assessore alla Legalità, trasparenza, contratti, appalti, beni confiscati alla mafia, contrasto all’usura e Polizia Locale del Comune di Roma, presente all’ultimo convegno di Federsicurezza. E la risposta, purtroppo, è stata no.

In un paese ideale – ha detto Sabella – l’offerta economicamente più vantaggiosa sarebbe il criterio perfetto. In un paese ideale tale criterio si inserirebbe in un contesto di capitolati ben scritti con un’esatta specificazione dei servizi richiesti, con una commissione giudicatrice terza ed indipendente a scarsissima discrezionalità, con migliorie che si aggiungono ad un servizio che è già di qualità. In un contesto simile la Pubblica Amministrazione crescerebbe, le imprese crescerebbero, il paese tutto crescerebbe. Ma questo non è il nostro paese.

“Al Comune di Roma la prima cosa che ho notato nella mia funzione, purtroppo, è la scarsa professionalità delle dirigenze. Il nostro è un paese che non ha investito in formazione professionale”. In questo contesto, il funzionario onesto ha un unico obiettivo: non avere problemi. Quindi di certo non si prodiga per far crescere la pubblica amministrazione. E in questo contesto, il funzionario corrotto utilizza gli strumenti a sua disposizione per raggiungere utilità e scopi personali. Non dev’essere un caso che le gare ad evidenza pubblica siano rarissime e non solo per corruzione: anche per incapacità.

Come uscire da questa impasse? Ovviamente non si può pensare di tornare al massimo ribasso. Che ha il pregio di essere un criterio oggettivo, ma che di certo non fa crescere il paese: anzi, è la morte della crescita.

Quindi per forza, “se si vuole crescere, un margine di discrezionalità lo si deve concedere. E tuttavia, in un paese dove corrompere ed essere corrotti è ancora conveniente, io temo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa” – ha dichiarato Sabella. Tra l’altro le stazioni appaltanti pubbliche non hanno nemmeno tutti gli strumenti per verificare un’offerta anomala: le imprese private sono tecnologicamente più avanzate della PA e presentano strutture e logiche imprenditoriali assai diverse: come possono le amministrazioni valutare un’offerta privata se vivono un’organizzazione d’impresa del tutto distinta e se non sono abbastanza aggiornate per capire se un’impresa può ottenere lo stesso risultato con tecnologie o procedure più avanzate?

“Ben venga allora l’ANAC come organo di mediazione tra la necessità di crescita e quelle di trasparenza. E ben venga un dialogo a monte con le imprese – prima che si aprano le grandi gare – per aiutare la PA, in piena trasparenza, a scrivere i capitolati in maniera evoluta ed adeguata ai tempi”. Il Dr. Sabella ha anche aperto ad un nuovo approccio al lobbismo: “purché regolamentato, un sistema di lobby potrebbe fornire quel knowhow tecnologico d’avanguardia che la PA non può per sua natura possedere. In USA dopo ogni gara tutte le aziende escluse vengono chiamate a fornire osservazioni sul capitolato: tutti commenti utili per perfezionare le prossime gare d’appalto”.

Insomma, ha concluso Sabella, bisogna investire sulla formazione della PA, “perché le mazzette negli ultimi anni si sono spostate dalla politica direttamente all’amministrazione. Quindi benissimo l’albo e la soft regulation dell’ANAC, che ci aiuta a districarci in un ginepraio di norme veramente mastodontico. Ma coinvolgiamo anche imprese, parti sociali, pubbliche amministrazioni. Per aiutarci a crescere e a far crescere il paese”.

Un primo passo in questa direzione è la Centrale Unica di Committenza messa in piedi in questi giorni dall’Assessore Sabella: un soggetto terzo che bandirà le gare per tutti i 44 centri di spesa che ruotano attorno al municipio capitolino. Sarà sottoposto al segretariato generale, che verrà affidato ad un dirigente altamente esperto. Roma avrà poi un albo unico da cui sorteggiare le commissioni di gara in maniera totalmente casuale (le sceglierà un computer). E sulla professionalizzazione del personale, l’assessore ha nel cilindro un’iniziativa a costo zero: inviterà esperti che a titolo gratuito daranno “lezioni di capitolati di gara”. Sabella non scherza, insomma.

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