Vigilanza Privata e installatori di sicurezza: uniti contro la crisi

24 Ago 2013

di Redazione

simone-pavarinLe imprese operanti nel settore Vigilanza Privata soffrono la crisi come tutte le altre aziende italiane, ma con delle specificità particolari che in parte limitano, o in taluni casi annullano, gli effetti della contrazione dei consumi. Innanzitutto le imprese del settore vendono un prodotto, la “sicurezza”, la cui domanda aumenta all’inasprirsi della recessione. La disoccupazione diffusa, nuove aree di povertà, l’aumento dei crimini comuni, generano quel “senso di disagio” che solo professionisti specializzati possono arginare. Tutto questo, unito al fatto che recenti innovazioni legislative, e non ultimo il DM 269 2010, stanno letteralmente trasformando il settore e favorendo la nascita e l’espansione di grandi gruppi – con la conseguente scomparsa delle piccole realtà, quelle che in definitiva risulterebbero più  esposte alla congiuntura economica negativa. In tale inedito scenario, nel quale le aziende leader sono alle prese con manovre di  ristrutturazione interna, possono crearsi opportunità che vengono  da settori contigui alla vigilanza. Mi riferisco in particolare al variegato modo degli installatori di sistemi antifurto.
L’installazione di sistemi di sicurezza civile ed industriale, nel nostro paese, è demandata a migliaia di piccole o piccolissime aziende: artigiani che con perizia, flessibilità e forte orientamento al cliente, sono radicati da anni sul territorio. Installatori che godono molto spesso della totale fiducia del cliente. Oggi li definiremmo  dei “security manager” che, di fatto, governano la sicurezza di abitazioni ed aziende e non di rado fanno da mediatori con le vigilanze. Una mediazione sempre più complessa in quanto, da un lato, l’installatore percepisce la vigilanza come acerrimo concorrente (molto spesso le vigilanze installano anche antifurti); dall’altro lato le vigilanze, soprattutto per problematiche legate all’organizzazione interna, si troverebbero in difficoltà a gestire installatori esterni alla struttura.

In un contesto di recessione, dove i fatturati delle aziende tendono a contrarsi ma nel contempo la richiesta di sicurezza aumenta, il quesito è il seguente: è possibile un’alleanza tra installatori e vigilanza per superare le sfide del nuovo scenario? Molti operatori del settore risponderebbero con un secco “SI”.

Per gli istituti di vigilanza potrebbe significare:

– trasformare ogni singolo installatore in potenziale venditore di servizi di sicurezza verso un bacino di clienti già fidelizzati;
– demandare al tecnico l’incombenza del rapporto col cliente enfatizzando il ruolo di mediatore ed eventualmente di risolutore di conflitti tra vigilanza e utilizzatore finale;
– superare il tipico inconveniente che caratterizza il passaggio a strutture organizzative più complesse: il potenziale deterioramento del rapporto con la clientela.

Per gli installatori di sicurezza potrebbe significare:

– offrire servizi di vigilanza ampliando la propria immagine, da installatore a vero e proprio “Consulente per la Sicurezza”
– espandere il proprio business;
– entrare a far parte di un network d’imprese nel quale condividere e trasferire know how.

Un percorso ambizioso per condurre il settore “security” a più alti livelli di diffusione ma soprattutto di efficacia nel contrasto al crimine.

Simone Pavarin,
Laureato in Scienze dei fenomeni sociali e processi organizzativi (area di studio “Sicurezza, istituzioni e territorio”) con successivo Master Universitario in Security aziendale, Giornalista Pubblicista competente in area Security e Intelligence.

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