Allarme Vigilanza Privata a Roma: un giro di milioni

15 Nov 2012

di Ilaria Garaffoni

euro

ROMA – Presso la sede del PD del Campidoglio a Roma, si è tenuta oggi una conferenza stampa sulla situazione della Vigilanza Privata a Roma. L’allarme, già partito su numerosi fronti mediatici, conterebbe un giro di milioni di euro tra evasioni, infiltrazioni, scandali di vario genere e una carenza di controlli che produce ulteriore insicurezza. Alla presenza delle rappresentanze sindacali del SAVIP , è intervenuto il Consigliere Athos De Luca, che ha raccolto il faldone di denunce e prove documentali relative alla situazione di degrado che governa il settore.

Gli istituti di vigilanza, ha denunciato il Consigliere De Luca, “dovrebbero costituire un pezzo importante del progetto di Roma Sicura, ma negli ultimi anni la gestione e l’operato degli Istituti sono sfuggiti sempre più ad ogni controllo e sono all’ordine del giorno scandali, infiltrazioni, evasioni fiscali, per un giro di milioni ai danni della sicurezza, dello Stato e dei lavoratori, ricattati e usati come carne da macello, privi di diritti, mentre l’insicurezza della città è testimoniata dai continui episodi di truffe e assalti ai portavalori, che vedono coinvolte le stesse guardie giurate.

A Roma ci sono 12.600 guardie giurate e ben 80 Istituti di Vigilanza privata.
La Questura di Roma, attraverso il nucleo di sole 9 persone di Polizia Amministrativa, dovrebbe controllare la regolarità e il rispetto della legge da parte degli Istituti; la Prefettura rilascia la licenza agli Istituti per svolgere l’attività di vigilanza. L’Ispettorato del lavoro dovrebbe controllare il rispetto delle norme sul lavoro, sulla previdenza e sugli orari di servizio (la Regione Lazio concede la cassa integrazione agli Istituti previa verifica), sulla trasparenza e regolarità dei rapporti di lavoro e delle reali difficoltà finanziarie degli Istituti stessi.

Ecco cosa sta accadendo nella vigilanza privata:

1) Cambio di ragione sociale. Un gran numero di Istituti, spesso guidati da personaggi con gravi precedenti penali, non pagano la previdenza per i lavoratori, lavorano con il contributo della cassa integrazione, si indebitano per milioni e poi le stesse persone cambiano nome all’Istituto ed ottengono il cambio della ragione sociale dalla Prefettura, ricominciando da capo. La Prefettura dovrebbe ritirar loro la licenza.

2) Ricatto straordinari. Le guardie dovrebbero fare al massimo 8 ore di straordinario a settimana, per un totale di 240 ore all’anno. In realtà gli Istituti impongono loro migliaia di ore di straordinario all’anno, incompatibili con la sicurezza e la salute dei lavoratori, facendo leva anche sugli stipendi bassi e la minaccia di licenziamento. Nel Lazio, nel 2010 gli incidenti sul lavoro sono stati 849, di cui 2 mortali (più di 2 incidenti al giorno).

3) Nessun controllo. L’Ispettorato del lavoro dovrebbe controllare i diritti di questi lavoratori, ma in realtà, da tempo, non opera più controlli presso gli Istituti.

4) Certificato antimafia. Molti Istituti operano senza avere la certificazione anti-mafia, che costituisce una garanzia essenziale allo svolgimento di un servizio di porta valori.

5) Omertà. Gli Istituti non fanno mai denunce rispetto a furti, incidenti e altri episodi gravi che si verificano al loro interno, per evitare indagini e inchieste.

6) Nessun corso di preparazione. Non vengono effettuati nè corsi di preparazione, nè controlli antidroga alle guardie, previsti dalla legge.

7) Gare al ribasso. Le stesse pubbliche amministrazioni (Comune, Regione, ministeri, etc) aggiudicano gare agli Istituti con ribassi tali da non consentire il rispetto delle regole e non controllano il corretto operato degli Istituti vincitori di gara.

8) La Questura ha il controllo degli Istituti attraverso il nucleo di Polizia Amministrativa, ma i risultati non sono adeguati alla gravità della situazione.

9) Diritti negati. Quando una guardia giurata passa da un Istituto all’altro, le vengono azzerati tutti i livelli di salvaguardia acquisiti e ricomincia da zero.

10) Le armi. Per ridurre il numero delle armi, le pistole dovrebbero essere di proprietà dell’Istituto e la guardia giurata, quando licenziata, dovrebbe lasciare l’arma in armeria. Ora invece la pistola viene acquistata dalla guardia e rimane in suo possesso.

11) Cassa integrazione. La Regione autorizza la cassa integrazione anche quando gli Istituti impongono migliaia di ore di straordinario, in violazione della legge. I cassaintegrati poi, vengono assunti da altri Istituti, beneficiando di sgravi fiscali dell’90%. Si crea così un ciclo “vizioso” a favore degli Istituti, che beneficiano di grossi sconti sul costo del  lavoro, ai danni dello stato.

Il Consigliere Athos De Luca propone che:

1) Il Comune di Roma, nell’ambito del patto “Roma Sicura”, chieda una severa vigilanza e controlli sull’operato degli Istituti di vigilanza.

2) Il Comune, la Regione e le altre istituzioni, verifichino la trasparenza e la correttezza degli appalti che hanno con gli Istituti di vigilanza.

3) La Guardia di Finanza effettui una serie di controlli sugli Istituti di vigilanza.

4) La Prefettura, prima di effettuare cambi di ragione sociale, verifichi scrupolosamente la situazione finanziaria, i certificati antimafia, la moralità dei titolari cui si affida un servizio così delicato e tutta la documentazione del caso. Nei casi previsti revochi le licenze.

5) La Questura potenzi l’Ufficio Amministrativo, per esercitare un efficace controllo sugli Istituti che operano in violazione delle regole e della legge.

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