Vigilanza privata: tre piattaforme al tavolo del rinnovo

28 Gen 2010

di Ilaria Garaffoni

Per la parte normativa, tutte le sigle sindacali mettono al centro delle loro richieste, temi centrali come una diversa classificazione dei profili professionali, la definizione dell’orario di lavoro, la gestione del passaggio dei lavoratori da una società all’altra in caso di cambio d’appalto, l’estensione del campo di applicazione del contratto. Una consistente base comune di richieste che è stata riconosciuta dai datori, che hanno accettato infatti l’apertura di un tavolo unico per la trattativa.
L’aspetto su cui si registrano le differenze più marcate nelle piattaforme è però quello salariale. Alla base delle diverse richieste, l’adesione (o la mancata adesione) alle regole per la contrattazione collettiva previste dal protocollo del 22 gennaio 2009. Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, infatti, si attengono al protocollo, mentre Filcams Cgil, rimanendo fedele alle regole del ’93, chiede il recupero del potere d’acquisto dei salari biennale e basato sul tasso d’inflazione programmato nel Dpef. Con le nuove regole, invece, il salario si aumenta ogni tre anni e si basa su un indice inflattivo europeo (Ipca) depurato del prezzo dei carburanti. La Filcams Cgil ha presentato una richiesta di aumento salariale che prevede, a partire dal 1° gennaio 2009, un incremento del salario medio mensile di 135 euro lordi. “Il contratto nazionale è scaduto il 31 dicembre del 2008 – spiega a LABITALIA Sabina Bigazzi della Filcams Cgil nazionale – e dunque ora si pone anche il problema del recupero di questo anno di ritardo sul rinnovo. Chi riconosce le nuove regole della contrattazione deve infatti sapere che non è prevista, nel nuovo modello, alcuna forma di ‘recupero’ attraverso l’una tantum o strumenti simili”. “Non abbiamo pregiudizi sulla durata del contratto, ma non possiamo rinunciare al recupero del potere d’acquisto dei salari dei lavoratori: con le nuove regole e l’Ipca –  – stima Bigazzi – l’aumento sarebbe di appena 80-85 euro medi mensili”.
Non concorda Vincenzo Dell’Orefice, segretario nazionale della Fisascat Cisl, che però non si sbilancia sull’ammontare dell’aumento calcolato con il nuovo sistema. “Nella nostra piattaforma – dice a LABITALIA – non è indicato l’importo dell’aumento salariale, perché di solito questo si calcola sulla paga base. Ma i minimi tabellari, nel nostro settore, sono i due terzi della vera busta paga, perché come è noto, il resto è composto da indennità e straordinari”. Per questo, spiega il sindacalista, la Fisascat Cisl chiede di “stabilire una nuova base di calcolo dell’aumento salariale”. Base che comprenda anche una parte del salario variabile. Quello che poi preme a Dell’Orefice è sottolineare che “per la vigilanza privata, per tutta la filiera, occorrono politiche che favoriscano il suo sviluppo”. “Abbiamo raccolto l’appello che ci è arrivato dalle parti datoriali – conclude Dell’Orefice – per fare fronte comune e chiedere al Governo e alle istituzioni preposte più attenzione per questo settore”. Su questo punto insiste anche Parmenio Stroppa, segretario nazionale della Uiltucs Uil. “Contestualmente alla firma del contratto – spiega a LABITALIA – dobbiamo firmare un avviso comune da presentare al governo”. Stroppa sottolinea i molti punti in comune delle rivendicazioni. “Innanzitutto una diversa regolamentazione dell’orario di lavoro e anche una diversa classificazione del personale: si dovrebbe modificare quella attuale, passando da un’organizzazione per gradi militari a una che esalti la professionalità delle figure”. Una riorganizzazione dei profili che dovrebbe puntare anche “al riconoscimento delle figure con più a rischio di altre e anche a una diversificazione degli aumenti”. Stroppa propone poi che “gli appalti nel settore della vigilanza privata siano regolati come negli altri settori: ristorazione e multiservizi”. “Questo permetterebbe – conclude –  il passaggio automatico dei lavoratori da una società all’altra, senza perdita di anzianità di servizio”.

Fonte:http://www.adnkronos.com/

 

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