Certificazione di qualità obbligatoria nella vigilanza privata: difetto genetico?

Torna a far parlare di sè il nostro Bastiancontrario, scatenando nuove reazioni e lettere al Direttore. E’ la volta di Maria Cristina Urbano, Presidente di ASSIV, che riapre il tema della certificazione nella vigilanza privata – di per sè un unicum per il solo fatto di essere imposta, dunque lontana da quella finalità di miglioramento continuo che sta alla base delle certificazioni di qualità. Un difetto genetico che si è accompagnato, in questi anni, alla mancanza di una guida costante del Ministero dell’Interno, che ha spesso portato il circolo della certificazione da virtuoso – almeno sulla carta – a diventare vizioso.

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Certificazione GPG antipirateria: non serve la prova pratica sui radiogeni

Il certificato che abilita le guardie giurate ai servizi antipirateria a bordo nave non richiede il superamento della prova pratica sull’uso delle macchine radiogene. Tale prova è invece richiesta se la guardia vuole svolgere, oltre ai servizi antipirateria, anche i servizi di sicurezza sussidiaria in ambito portuale, che richiedono l’uso di macchine radiogene. Lo ha chiarito il Vice Capo della Polizia, Stefano Gambacurta, a ConFederSicurezza, che aveva sollevato dubbi sull’interpretazione del disciplinare tecnico sulla formazione delle guardie giurate addette ai servizi di sicurezza sussidiaria.

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Vigilanza Privata nelle infrastrutture critiche: l’UE chiede di vigilare su formazione e qualifiche

Care infrastrutture critiche, i fornitori di servizi esterni – personale di sicurezza e vigilanza privata incluso – sono anch’essi fattori critici: è quindi essenziale verificarne qualità della formazione e della qualificazione appoggiandosi agli standard esistenti. Lo scrive il testo, concordato da Parlamento europeo e Stati membri, della direttiva UE sulla resilienza dei Soggetti Critici – tema caldissimo per i recenti attacchi al gasdotto NordStream 2 e per il sabotaggio del traffico ferroviario in Germania. Si tratta della prima norma UE che raccomanda – tra le altre disposizioni – di controllare la qualità dei servizi di sicurezza privata nei settori la cui distruzione o interruzione anche momentanea può indebolire in maniera significativa il funzionamento di un Paese.

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Più ispezione che audit: la certificazione nella vigilanza privata

Come sempre, le uscite di Bastiancontrario sollevano polveroni, repliche, controrepliche, smentite, controsmentite, battute e ribattute. In particolare l’ultimo commento dedicato ai metodi “polizieschi” di Accredia, che a cascata inducono gli enti di certificazione ad assumere atteggiamenti più ispettivi che di audit, lasciando l’Istituto di Vigilanza tra l’incudine della certificazione sospesa e il martello delle lungaggini della PA (ad un’impresa si è contestato di non aver “costretto” il MISE ad effettuare il sopralluogo!). Su queste ed altre storture del sistema, Luigi Gabriele – Presidente di ConFederSicurezza, appoggia il carico di briscola con una replica al vetriolo.

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Certificazione nella vigilanza privata: metodi polizieschi?

Oggi un pericolosamente mite Bastiancontrario si sofferma sulle pratiche latamente “poliziesche” messe in atto da alcuni enti di certificazione – non per loro prassi operativa (anche perché sono pagati dalle imprese di vigilanza privata!), ma perché sostanzialmente vessati da un approccio altrettanto poliziesco di Accredia, che pare voglia per forza trovare e sanzionare l’errore. Risultato? La certificazione non serve a niente è la frase che più spesso ripetono gli imprenditori. Che a quel punto si sentono titolati a scegliere l’ente più a buon mercato. Olé! PS Continua la riffa a scoprire l’identità del nostro misterioso autore. Ricchi premi al vincitore.

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